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MOTO DI ROTAZIONE E DI RIVOLUZIONE
La Terra non è statica nello spazio, ma compie due movimenti (moti) molto importanti per l'osservazione astronomica e per i fenomeni che da essi ne scaturiscono. Il primo, detto moto di rotazione, porta la Terra a girare su se stessa in una direzione che va da Ovest verso Est, attorno ad un asse passante per i poli Nord e Sud. Da esso derivano l'alternanza del giorno e della notte e l'apparente moto del cielo. Dura circa 24 ore.

L'altro movimento il nostro pianeta lo compie orbitando attorno al Sole in un arco di tempo pari ad un anno siderale, all'incirca 365,25 giorni. E' denominato perciò moto di rivoluzione ed è di forma ellittica. Insieme all'inclinazione dell'asse terrestre provoca il ciclo delle stagioni e l'alternanza dello stesso nei due emisferi, quello boreale e quello australe.

I moti terrestri non sono regolari, ma subiscono delle leggere variazioni che alla lunga, se non corretti, portano ogni stagione ed il calendario a non corrispondere piu' con gli stessi fenomeni astronomici da cui dipendono. In primo luogo la rotazione della Terra, che subisce rallentamenti per effetto della Luna (maree), seguita dall'asse terrestre, che descrivendo nel tempo un movimento che ricorda quello di una trottola, disegna appunto un cono di apertura di 23,5° che fa migrare il polo Nord e così anche il corrispondente polo celeste. Quest'ultimo, attualmente rappresentato grosso modo dalla stella polare, varia di conseguenza descrivendo un cerchio nell'arco di 26000 anni e puntando a stelle differenti.



Oscillando, l'asse trascina con sè anche l'equatore, che perciò segue l'identico movimento. Di conseguenza si modificheranno anche le intersezioni del piano equatoriale con l'eclittica e dunque i nodi.
Il risultato è che, se pur lentamente, cambiano anche i punti equinoziali, costringendo gli astronomi a delle correzioni per permettere al calendario di seguire realmente l'inizio di ogni stagione.
Tutto ciò si ripercuote anche sulle coordinate equatoriali. Queste infatti, si contano a partire dal punto dell'ariete, che variando trascina con sè tutti gli altri valori di questo sistema. Per correggere tali errori, gli astronomi forniscono le effemeridi di un astro indicando anche l'anno a cui queste si riferiscono, in modo da poterle rettificare con una semplice formula.

Questo fenomeno, detto precessione degli equinozi, introduce un altro tipo di anno, l'anno tropico, di 365,24 giorni, che rappresenta l'intervallo di tempo fra due successivi passaggi della Terra all'equinozio di primavera. Su di esso è basato l'anno civile, che essendo di 365 giorni, necessita dell'aggiunta di un giorno ogni quattro anni per compensare la differenza di 6 ore con quello tropico. Ciò si ottiene con l'introduzione dell'anno bisestile di 366 giorni, che appunto contiene quel giorno in piu' inserito per consuetudine il 29 di febbraio.

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