Chi ha paura dei circuiti stampati?

a cura di Lapo Pieri

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Il cablaggio

Questo non è un discorso da affrontare in questa sede, comunque ognuno avrá provato quella decina di programmi liberi, shareware, copiati, ecc... e si sarà fatto un'idea di quello che possa andar bene per se. Il mio consiglio spassionato va per lo GNU-PCB che gira sotto Linux, e questa è anche una esortazione a lasciar perdere quei sistemi operativi fatti tutti di disegnini e finestrine e passare a qualcosa di più serio.

Comunque abbiate cablato il vostro circuito alla fine ne dovreste poter ottenere una stampa in scala 1:1 su carta comune con una normale stampante. Vediamo allora come si ottiene quello che viene comunemente chiamato il ``master'', ovvero la pellicola che permetterà la fotolitografia.

Un foglio di carta comune, bianca, da 80 g/m2 stampato con una stampante laser può già essere un ottimo master, sapendo con cosa si ha a che fare. Altrimenti si può usare della carta lucida da disegno o dei fogli di acetato, i classici lucidi da proiezione.

La scelta del tipo di supporto e di stampante dipenderà molto da ciò che si dispone, pertanto darò solo delle indicazioni su come abbiano ad essere scelti questi componenti. Ho sempre usato delle stampanti laser e mi piacerebbe sapere che risultati si potrebbero ottenere con quelle a getto d'inchiostro, ma non ne ho mai trovata disponibile una in buone condizioni per fare delle prove serie. Infatti spesso le stampanti che molti hanno sono quelle vendute un tanto al chilo ai supermercati che hanno gli ugelli così e così e varie altre storture. Non è detto, però, che non si possano ottenere dei risultati migliori rispetto a una laser.

Rimanendo alle stampanti laser vediamo come scegliere il supporto: l'obbiettivo è quello di ottenere un master quanto più contrastato possibile, il che non significa che debba essere molto trasparente nelle zone dove non dovrà rimanere il rame. Infatti se il master non è molto trasparente basterà aumentare il tempo di esposizione, ma se il ``nero'' non è sufficientemente scuro e lascia passare un po' di luce non si otterrà un buon circuito stampato. Piuttosto sarebbe meglio cercare di ottenere il ``nero'' il più scuro possibile, ma non essendo questa una condizione facile da ottenere è bene impegnarsi ad ottenere un buon contrasto.

Il problema si sposta allora al supporto su cui stampare: bisogna trovare quello su cui il toner, o inchiostro che sia, si attacchi meglio e formi uno strato più spesso. Se si trovano supporti lucidi meglio, altrimenti la carta comune è quella che da migliori risultati da questo punto di vista, almeno per la mia esperienza.

Inutile ricordare che le stampe vanno valutate in trasparenza, guardandole frapposte a una sorgente abbastanza intensa di luce, e non per riflessione come accade nella lettura usuale delle pagine stampate. Fra i consigli apparentemente ovvi c'è ancora da ricordare di predisporre la stampante per quanto più scuro sia possibile e non usare cartucce di inchiostro o toner riciclate, riempite o giù di li (danno un pessimo effetto per le stampe normali, immaginatevi in questa applicazione).

Le stampanti laser, comunque, hanno il problema di fare più chiare le zone di toner più estese, credo che questo sia un problema intrinseco del processo elettrostatico di deposizione del toner; comunque siccome questo effetto in genere è visibile per piste più larghe di 2mm o per tutte le aree di massa, si può ovviare a questo problema (che renderebbe queste aree granulose dopo la corrosione) ridipingendo manualmente le aree troppo chiare. Per fare ciò occorre un pennarellino a punta abbastanza sottile e, ovviamente, coprente: io ne uso uno della Stabilo (Art. 843/46) a punta media che va bene anche per fare ritocchi direttamente sul fotoresist, essendo resistente anche al cloruro ferrico e ad altre soluzioni corrosive (ad esempio acqua ossigenata acidulata).

Riguardo alla procedura di stampa si dovrà fare attenzione al ``diritto-rovescio'': tutti i programmi permettono di fare l'immagine specchiata, questo è utile per far si che si possa mettere il master con il toner (o inchiostro) dalla parte del rame sensibilizzato; altrimenti se fra il toner e il fotoresist si frappone la carta c'è il rischio che la diffrazione sciupi un po' i bordi e renda anche più difficile accorgersi di quando lo sviluppo sia completato.

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