My interest for radio, as well as for mechanics and electrics was precocious, and increased at the beginning of the space era, continuing with engineering studies and computer courses, and in transmissions school at Army.

Sono nato nel 1948 in Sardegna ; il mio interesse per la radio è ricompreso in quello precoce per l'elettricità e la meccanica ; questo andava dal molino in fondo alla strada, al garage dell'autista di piazza, al terreno adiacente ove giaceva la carcassa di una vecchia Balilla, al trattore che in quegli anni andava sostituendo il tradizionale giogo di buoi nel lavoro e nei trasporti agricoli, e perciò rappresentava, materializzandolo, il nuovo che avanza ; alla stazione ferroviaria a scartamento ridotto, alle fedeli locomotive a vapore Winterthur delle quali conoscevo ogni segreto, mille volte spiegatomi e rispiegatomi dietro mie continue insistenti domande dai pazientissimi macchinisti e, per la parte di sua competenza, dall'altrettanto paziente, se non di più, capo stazione ; come pure delle automotrici Aln 772 (e più tardi 773) in servizio nel tronco ferroviario principale, distante dal paese ; comprese le leve degli scambi e dei semafori, il tavolo del telegrafo che con quei due fili più terra che ne dipartivano rappresentava l'unico contatto col mondo, e udite udite, un paio di volte le cabine RT alle stazioni principali e più tardi l'apparato VHF (una specie di cassone !). Il fascino della radio certo datava alla prima infanzia, alla magica cassetta dalla quale, pur tra mille scariche e rumori vari, mio padre faceva uscire i notiziari e mia madre, austriaca d'origine, fra tante stazioni lontane, le note del "Bel Danubio blù" alla mezzanotte di Capodanno ; alla scala parlante, ai suoi lumini (i filamenti delle valvole) ed al misterioso condensatore variabile, in grado aprendo e chiudendo le armature, di far cambiare, così mi avevano spiegato, la "lunghezza d'onda".

Di quegli anni ricordo lo stellato impressionante delle le notti estive, terse e silenziose, rotte ogni tanto dal suono dei campanacci, la luce dei fari proiettata sul soffitto della casa colonica dal passaggio delle rare auto sulla strada ancora bianca, il soffio sordo del lume a gas ; la raccolta delle more, con cui mia mamma faceva la marmellata, dai cespugli lungo la ferrovia, la cui ombra frastagliata, assieme a quella dei grandi alberi secolari, ricopriva nella calura estiva i freschi pietrosi sentieri infossati (tirighinos) ed i sottopassaggi, tra il ronzio di api e di qualche moscone, mentre sedevo in groppa al cavallo condotto da mio padre.

Quel fascino conobbe una brusca impennata nell'ottobre del '57, con il lancio del primo satellite artificiale (lo Sputnik) ed i titoli a tutta pagina della stampa anche locale (che conservo ancora) ; mi trovavo a casa per l'influenza "asiatica", e con quella stessa radio di casa (che era dotata delle onde corte), credetti di riceverne i segnali ; allora la mia immaginazione spaziava (è la parola giusta) dai grandi laboratori di elettronica e chimica, dai mostruosi elaboratori elettronici dotati di memoria e di linguaggio, agli hangar di vettori spaziali, aerei stratosferici ed altre macchine volanti, complici forse le numerose stanze vuote ed un po' cadenti della grande, quasi gattopardesca, dimora al paesello d'origine, pomposamente ridenominate laboratorio, che i miei giochi fantastici riempivano, oltre a pile di articoli tecnico scientifici tratti dai giornali, di cosucce strane, valvole, provette, di una rudimentale camera oscura attrezzata a mo' d'ingranditore con uno sgabello recante un piccolo foro al centro, e sopra questo una lampada racchiusa in una scatoletta ed una lente d'ingrandimento, scheggiata pure ; e come i grandi fogli da disegno ed il diario scolastico, di progetti di rampe, veicoli, antenne, le cui dimensioni eccedevano di troppo ogni capienza, della casa, del terreno, e ... della tasca ; tranne i computer che in seguito, con la miniaturizzazione delle dimensioni e dei costi, concretizzeranno molte di quelle fantasie, ed andranno oltre, facendo anche quanto solo pochi anni prima era difficilmente immaginabile. Tranne la fotografia ed, appunto, la radio, complice anche il piccolo laboratorio radiotecnico del fratello di un amico, e quello assai più grande dell'installatore TV, che stava però in un altro centro distante circa 14 km di corriera e di curve ; con l'oscilloscopio che mi affascinava (come in seguito, anche i miei bimbi). A tale periodo risale anche il mio primo volo, sul bimotore a pistoni Convair 440 Metropolitan (livrea delle Olimpiadi di Roma) che aveva da poco sostituito il DC-3 sulla linea giornaliera Cagliari-Alghero-Roma Ciampino (il Leonardo da Vinci non esisteva ancora !) e viceversa. Altri miei interessi le ere geologiche, l'astronomia, e la meteorologia ; appartengono sempre a quell'epoca il telescopio, la carta del cielo, (assai più antica) datami dagli zii di Vienna, il termometro per esterni ed il mio primo barometro.

Spazio, satelliti & C.

Riempivo il tempo libero dallo studio e dai giochi coll'ascolto soprattutto di utilities e broadcast anche perché arrivavano forte, la radio di casa (non essendo ovviamente progettata per tali impieghi) era poco selettiva, ed un vecchio piccolo registratore a bobine coll'occhio magico sul frontalino ; sempre allora, che emozione la grande, rossa nube di sodio nel cielo crepuscolare, emanata dal primo esperimento spaziale italiano, come apprendemmo dal Telegiornale ; e l'osservazione, con strumenti assai rudimentali, dell'eclissi (da noi solo parziale) nel marzo 1961. Nelle vacanze, al mare o in campagna, portando appresso tante volte riviste come Oltre il Cielo, Sistema Pratico, o qualche altro libro in argomento ; ed al ritorno dal mare, ancora salmastro, davanti ad un bel piatto di pastasciutta.

Le mie letture di allora

Nell'autunno di quell'anno ci si trasferiva in città, dove sto ancor' oggi. Un notevole impulso mi veniva qui dalla maggiore occasione di contatti : in primis mio cugino pioniere del radiantismo (già is1ahl ed ora is0ehl), che mi andava insegnando i fondamenti (e chissà quante volte mi sarò recato da lui, recando in mano cosucce strane, come un oscillatore Hartley ben racchiuso nel suo "case", una scatola di cartone); la lettura di qualche libro (magari di anteguerra) che però conservo ancora gelosamente ; i rivenditori, tra cui spiccava la "nota casa" con i suoi bollettini tecnici, e dulcis in fundo, la locale sezione dell'ARI, ospitata al QTH del presidente Arturo (is1zdt) e della gentile Signora, ormai scomparsi, che per accogliere OM, SWL ed ... apprendisti come me, si davano ogni volta un gran daffare ; tra i tanti cari amici di quel tempo beato vorrei ricordare in particolare Cenzo (is1dkl), prematuramente scomparso, anch'egli prodigo di insegnamenti, ed all'occorrenza di una mano d'aiuto, data la sua grande esperienza e disponibilità.

NB: le stazioni italiane di radioamatore recavano allora tutte il prefisso "1" ; si avevano pertanto i1, is1, it1, ecc. ; in seguito all'introduzione delle call-areas ('70) is1 divenne ad esempio is0, conservando inalterate le lettere seguenti.

La mia tessera A.R.I.

Il mio RR1-A

Alla stazione ferroviaria, qualche anno dopo, avrei ritirato il mio primo "vero" ricevitore, un Hallicrafters che ancor'oggi (a dispetto delle mie abituali profanazioni di ogni genere di apparati) funziona benissimo.

Poi ... la vita va avanti, ed il suo corso spesso ci allontana lentamente ma inesorabilmente da luoghi, cose, persone ...

Liceo Scientifico A. Pacinotti - Cagliari.

Corso di teoria e telegrafia morse presso la Sezione A.R.I.

Servizio militare di leva, corso di apparecchiatore presso La Scuola Specializzati Trasmissioni a S.Giorgio a Cremano.

Università degli studi di Cagliari - Facoltà di Ingegneria

Corsi di operatore e programmatore su mainframe e PC.

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