Attività radio sulle isole
Il No Limits DX Team ringrazia tutti gli amici che hanno partecipato alle sue attivazioni . Due dei nostri membri ( IZ7CFF e IK7VJX ) si sono infatti qualificati secondi a pari merito, con 15 attivazioni ciascuno, nella classifica degli attivatori per il "Trofeo I.I.A.'99" organizzato dal "Crazy Dx Group" .
Elenco di tutte le spedizioni IOTA - IIA dell' anno 1999
(clicca sulla foto per ingrandirla)
LE ISOLE TREMITI
A 10 miglia marine dalla costa, di fronte al lago di Lesina, c'e' l'ultimo paradiso dell'Adriatico italiano: il piccolo arcipelago delle Isole Tremiti. San Domino, l'isola più grande, larga più di 1.5 km, possiede una superficie territoriale di 211 ettari e trae il proprio nome da una scomparsa e antica chiesetta dedicata al martire cristiano San Domino. Di fronte c'e' San Nicola, con una superficie territoriale di 33 ettari. San Nicola prende il proprio nome dal santo il cui culto era molto diffuso nel Medioevo. Infine, piu' a nord di tutte, Caprara (il nome deriva dalle piante di capperi di cui e' ricca) con una superficie territoriale di 45 ettari. Di fronte alla marina di San Domino, raggiungibile anche a nuoto, c'e' il Cretaccio, uno scoglio disabitato a forma di mezza luna, intorno al quale la fantasia popolare vuole che di notte si aggiri lo spirito di un detenuto evaso e poi qui stesso giustiziato. A poco piu' di 50 metri dal Cretaccio c'e' un altro scoglio disabitato, La Vecchia. Lontana diverse miglia dal nucleo di isole citate, c'e' l'Isola di Pianosa, dalla natura incontaminata e del tutto disabitata. Il paesaggio delle Tremiti, e' lo stesso del Gargano, con una conformazione geologica che ricorda certi tratti di costa del promontorio. Non a caso anche le Tremiti fanno parte del Parco del Gargano. Il piccolo arcipelago diomedeo e' completato da un isolato arco roccioso, a forma di collo di cigno, noto come Architello, e da un'immensa cavita' nota come Grottone, lunga una decina di metri ed alta piu' di venticinque. La sua straordinaria bellezza e' stata notata anche dai sub di mezza Italia, che da aprile ad ottobre affollano l'arcipelago, immergendosi negli splendidi fondali. Il mare ha anche plasmato la costa, erodendo le rocce e creando meravigliose grotte, cale e calette, dai nomi fantasiosi che evocano leggende, storie di pirati e di mare. Tra queste, le piu' belle in assoluto sono: Cala degli Inglesi, Cala Matano, Cala dei Turchi, Cala degli Schiavoni, mentre, tra le grotte, la piu' visitata e' la Grotta delle Viole, dove l'acqua, per effetto delle correnti e dei riflessi della luce, assume colori cangianti. Suggestive anche la Grotta del Bue marino, situata proprio nei pressi del faro, e la Grotta del Sale, detta cosi' perche' un tempo i contrabbandieri vi nascondevano il sale. Ma alle Isole Tremiti c'e' anche un'architettura di tutto rispetto. Sul punto piu' alto dell'Isola di San Nicola, visibile da alcune miglia, c'e' l'Abbazia-Fortezza, costruita per volere del papa Gregorio XII quale fortificazione dell'arcipelago. Sempre a San Nicola, interamente realizzata in pietra bianca, c'e' la Chiesa di Santa Maria. Le isole Tremiti vengono anche chiamate "Isole Diomedee", dalla leggenda che vide protagonista l'eroe greco Diomede, rifugiatosi nella Daunia in seguito alla guerra di Troia. Dopo la sua morte, le spoglie vennero custodite nell'isola di San Domino e il suo sepolcro vegliato dai suoi commilitoni, tutti trasformati in uccelli simili a gabbiani, e cioe' in diomedee. Le Isole Tremiti in passato furono sede di deportati. La storia ci narra che a San Nicola mori' l'adultera Giulia, nipote dell'imperatore romano Augusto, dopo vent'anni di reclusione trascorsi nella stessa isola.
Elenco di tutte le isole dell'arcipelago delle Tremiti (IOTA EU-050): FG-001 SAN DOMINO, FG-002 SAN NICOLA, FG-003 CAPRARA, FG-004 PIANOSA, FG-005 CACIO CAVALLO, FG-006 CRETACCIO, FG-007 PAGLIAI, FG-008 LA VECCHIA.
IL SALENTO E LE SUE ISOLE :
LECCE
Si trova al centro della penisola salentina a 51 metri sul livello del mare, e situata a 12 chilometri dalla costa adriatica e a 25 chilometri da quella ionica. Lo stemma della città reca una lupa incedente e un albero di leccio coronato da cinque torri. La lupa e il leccio sono gli elementi simbolici che hanno dato il nome alla città. Le origini della città sono da rintracciare in Sybar, l'antica città messapica, che rivaleggiava con la calabrese Crotone, da Sybar fu latinizzata in Lupiae, da cui i passaggi etimologici successivi: Licea, Litium, Lexte e in fine Lecce. Con i Romani fu municipio e venne arricchita di un teatro e di un anfiteatro e collegata al Porto Adriano (oggi San Cataldo); nell'età barbarica fu saccheggiata; i longobardi la contesero ai Bizantini e Arabi. Dal secolo Undicesimo divenne contea di Goffredo D'Altavilla. Nel XV secolo ebbero particolare fortuna le sue attività commerciali. Nei due secoli seguenti il Salento fu minacciato dal pericolo delle incursioni turche. In epoca spagnola trionfa il "barocco leccese", che caratterizza gran parte delle costruzioni del centro storico. E durante tale periodo Lecce si arricchisce, per il mecenatismo della Chiesa, dei suoi più fastosi edifici ecclesiastici. Sorsero cosi' i complessi di Piazza del Duomo col Palazzo del Seminario, l'Episcopo, la Cattedrale e la Torre Campanaria; la Basilica del Rosario, le chiese di S. Chiara, S. Matteo le Grazie e la Basilica di S. Croce, che costituisce il più importante monumento.
BRINDISI
Legata al culto virgiliano, Brindisi é rimasta città profondamente latina, anche se moderna, vivace, pulsante di attività industriali, commerciali ed artigianali, in fase di continua evoluzione rispetto al vecchio nucleo urbano ed alle tradizioni agricole di gran parte della sua popolazione. Celebre per il suo porto, per la sua luminosa storia, per le eroiche gesta e le nobili missioni dei suoi illustri figli, Brindisi fu ed e' un centro che per mille ragioni, per fisionomia ed usanze, si stacca dalle altre città italiane, e con queste primeggia, tuttavia, nella generosità e nell'affabilità della sua gente. Dominata dalla millenaria colonna terminale della via Appia, e' ricca di insigni monumenti di notevole interesse, oltre alle colonne romane, i medievali castelli Aragonese e Svevo, la Chiesa del Cristo di stile romanico, la Chiesa di Santa Maria del Casale con la policroma facciata del XIV sec., la Fontana Tancredi, lo splendido tempietto circolare di S. Giovanni al Sepolcro del XII sec., la fastosa e bizzarra Loggia Balsamo costruita da Carlo I D'Angiò, il Museo Archeologico. Già principale scalo romano verso l'Oriente in epoca antica, oggi la città e' centro di smistamento di importanti traffici marittimi, ferroviari ed aerei, con una chiara, limpida ed inequivocabile vocazione turistica. Lo stemma di Brindisi, riconosciuto con un regio decreto dell'11 agosto 1924, contiene elementi relativi alla storia recente e antica: partendo dal basso troviamo la croce di guerra che l'ammiraglio Paolo Thaon de Revel conferì, il 18 ottobre 1919, alla città per l'eroismo dimostrato durante la prima guerra mondiale; sulla croce si trova la testa del cervo che ha sempre rappresentato la città e il porto: la testa indica il centro abitato, mentre le corna rappresentano i bacini portuali di levante e di ponente; su questa figura sono poste le due colonne romane alle quali fu attribuito il significato di saldezza e fedeltà; le colonne sono sormontate da una corona regia per ordine di Ferdinando II che, in questo modo, volle sottolineare la fedeltà dei brindisini nei suoi confronti.
Guglielmo Marconi non manco' di visitare, soggiornando a Brindisi, il monumento al Marinaio d'Italia di cui percorse la grande scalinata.
ISOLA FORTE A MARE I.I.A. BR-012/P
CENNI STORICI: Alcuni anni or sono l'Amministrazione Comunale di Brindisi, nell'intento di porre fine al degrado del castello Alfonsino (o Forte a Mare), rivendicò l'acquisizione alla comunità brindisina dell'insigne monumento e, nel contempo, rinnovo' sollecitazioni alle autorità regionali e centrali dei Beni Culturali perché intervenissero tempestivamente con opportune opere di consolidamento per contenere la graduale distruzione di un'opera di cosi significativo interesse storico. Risalendo in dietro nella storia, in quella che era la politica espansionistica di Carlo I d'Angiò nell'area del Mediterraneo e dei Balcani, si rese necessaria la militarizzazione dei Porti Pugliesi e la conseguente loro fortificazione. Come dimostrano alcune carte, portolani e documenti dell'epoca. A Brindisi fu infatti costruito, quale avamposto difensivo nel mezzo di un gruppo d'isole un forte. Successivamente Alfonzo I D'Aragona fece costruire un grande complesso di forma poligonale, che da lui prese il nome di "Castello Alfonsino", conosciuto come "Castello Rosso" , per via delle particolari colorazioni che al tramonto assumeva la pietra usata per la costruzione. In seguito Ferdinando I ordino' di fortificarlo maggiormente, ampliandolo nella direzione dell'isola S. Andrea, conosciuta all'epoca come "Lazzaretto" (luogo di quarantena per prigionieri o schiavi appestati o affetti da malattie infettive). Infine, regnante Filippo d'Austria nel 1554 si fortifico' anche l'isola di S. Andrea (I.I.A. BR-005), la quale, ad eccezione della superficie occupata dal castello, presentava un vasto spiazzo libero e indifeso che poteva venire facilmente occupato dal nemico e usato per piazzare armi di assedio e di offesa. Per evitare tale eventualità, venne deciso di costruire quest'ultima antemurale che fosse collegata ad essa da un ponte. Le varie differenze di forme sono testimonianza del preciso ruolo difensivo che aveva il forte: il bastione triangolare, con la sua linea spigolosa, si opponeva ai marosi e soprattutto sfuggiva ai tiri delle artiglierie via mare; il circolare, detto S. Filippo, poteva alloggiare in copertura una batteria di pezzi in modo da colpire in ogni direzione, in più nel suo basamento vi erano due cannoniere per il tiro radente sullo specchio d'acqua antistante il castello. Gloriosa per l'oppugnazione ben sostenuta nel 1779 contro l'attacco del vascello francese "Il Generoso", che con le sue artiglierie riuscì a smantellare una parte del forte, nonostante la strenua difesa della guarnigione il forte cadde in mano ai Francesi. E' interessante confrontare l'evoluzione del nome dell'isola nel corso delle diverse cartografie e documenti dell'epoca con le più recenti carte I.G.M. Portolani francesi settecenteschi: (Citadelle de la Mer, Chateu de Brundizi); pianta spagnola del 1730: (Isla Fortalera); topografia della città e porto di Brindisi 1750: (Forte di Mare); I.G.M : (Is. Forte a Mare); altri nomi attribuiti: Castello Rosso, Castello Aragonese o Alfonsino.
TARANTO
Antichissima città e' situata su un breve rilievo litoraneo che divide una estesa rientranza lagunare denominata mar Piccolo dal mare aperto detto mar Grande. Le antistanti isole di S. Pietro e di S. Paolo (I.I.A. TA - 002 e TA - 001, IOTA EU - 073), fanno da sentinella. Il mar Piccolo era collegato con il mar Grande da un basso canale, sormontato dal ponte di Porta Napoli lungo 115 metri. Nel 1840 più a Sud, ai piedi del Castello, per motivi commerciali e strategici fu ampliato un altro canale, su cui un imponente ponte con due enormi braccia girevoli che si aprono verso il mar Grande, consente il passaggio via terra e in determinate ore del giorno, delle navi. Il primo nucleo abitato sorse proprio nel tratto di territorio delimitato dai due ponti, un'isola che rappresenta Taranto vecchia (I.I.A. TA - 004), con la sua lunga storia e con le sue tradizioni. La città fu fondata da coloni greci provenienti da Sparta da cui presero le rigide istituzioni che la governarono fino a farla diventare una delle città della Magna Grecia di maggior prestigio civile e militare. I primi secoli di vita furono caratterizzati da un susseguirsi di eventi bellici tendenti ad allargare il dominio sulle terre del Salento. La zecca di Taranto fu tra le più attive della Magna Grecia, la moneta piu' corrente era costituita dal didramma d'argento, Roma la conquisto' nel terzo secolo a. C. Nel medio evo subi' le invasioni, il dominio e la sorte di tutte le altre città salentine. Nel 1923 per la sua posizione geografica di importanza militare fu elevata a Provincia ed e' diventata una delle più importanti basi navali italiane.
GALLIPOLI I.I.A. LE-010
Lo stemma di Gallipoli e' composto da un gallo coronato che tra le zampe stringe un cartiglio su cui compare la scritta latina "Fideliter excubat" (vigila fedelmente). Il gallo rappresentato nell'arma civica fa riferimento al cretese Lizio Idomeneo, il quale, scacciato dal suo popolo dopo la guerra di Troia, trovo' asilo nella Japigia dove fondo' Gallipoli; come stemma scelse l'immagine raffigurata sul suo scudo, appunto il gallo. Si tratta comunque di una ipotesi leggendaria alla quale pero' sono stati molti a dare credito. Inserito in quell'ampio programma di difesa della costa voluto dai Normanni, che nel 1071 riuscirono a strappare la città ai Bizantini, il castello doveva svolgere la funzione di difesa della città dall'entroterra. Infatti proprio dove attualmente sorge il ponte che collega la città vecchia alla terra ferma, prima del 1600 vi era un ponte levatoio che consentiva di isolare completamente l'antica città. Adeguato ai progressi dell'arte della guerra durante il periodo angioino, quando fu realizzato il torrione poligonale che inglobo' la precedente torre bizantina, il castello fu ampliato intorno ai primi decenni del '500, durante il periodo aragonese, su progetto dell'architetto militare Francesco di Giorgio Martini, portato nel Salento dal duca di Calabria tra il 1491 e il 1492. Intorno al 1522 fu realizzato, probabilmente, anche il Rivellino. I tre torrioni cilindrici, a base scarpata, misurano venti metri di diametro e sono alti venti metri, un robusto cordone marcapiano avvolge le torri. Durante il XVI secolo vennero realizzati numerosi ambienti all'interno e fu migliorato il sistema casamattato di cannoneggiamento. Gallipoli non fu mai soggetta ai vassalli del feudatario, ma gli dipendette sempre direttamente.
Piero IK7VJX