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Vedro’ Reggio Calabria? (Settembre 2004)

 

 

 

A volte basta un nulla per far scattare strani meccanismi nella mente, nel mio caso la possibilita’ di usufruire di una villetta sul mare a Sibari;
ho guardato la cartina per vedere la posizione, poi, piano piano, mi sono allontanato verso paesi vicini fino ad esplorare l’intera Calabria: 700 km di costa, due mari, un’infinita’ di monti e paesini; mi e’ subito tornato in mente un ricordo di molti anni fa, quando, da ragazzino, mi divertivo con l’atlante a immaginarmi conquistatore di lontani e sconosciute terre.
L’idea di percorrere in moto le coste Calabresi partendo da quelle del nord Jonio fino a quelle a nord del Tirreno mi ha subito affascinato;
la molla si e’ caricata lentamente durante le settimane poi e’ scattata d’un colpo una mattina dei primi di  settembre, senza preavviso: ho deciso di partire.
Un cambio, due panini e il bancomat: non mi serve altro!

La Calabria e' una delle regioni piu' antiche d'Italia. Milioni di anni fa essa faceva parte di un Continente chiamato Tirrenide, sprofondato nel mare nell'Era Terziaria.
All'epoca era un arcipelago costituito da tre isole e da una penisola piu' grande che la legava al massiccio del Pollino, poi fu investita da alluvioni che coprirono di sedimenti i suoi mari interni, fino a dar luogo alle attuali pianure (Sibari tra queste). 




Parto cosi' con la mia fida moto Africa Twin in direzione sud lungo la SS100 fino a
Taranto; altre volte avevo percorso quella strada fino a quel punto ma poi avevo sempre deviato verso sud-est, lungo la costa ionica, restando in territorio pugliese, adesso invece punto a sud-ovest, sulla SS106, la Ionica;
Marina di Ginosa e’ l’ultimo avamposto pugliese, poi si attraversa la Basilicata, un piccolo  tratto (che va da Metaponto a Nova Siri) della piccola e montuosa regione che si affaccia sul mare.

 

Lo Ionio si tiene continuamente alla mia sinistra con il suo caratteristico blu scuro; questo tratto di costa e’ abbastanza caratteristico  per il fatto che in pochi metri si vedono i monti affacciarsi bruscamente sulla strada, poi la ferrovia che scorre per km accanto la strada a pochissimi metri dal mare ed infine il mare; inoltre in questi pochi metri ci sono un’infinita’ di marine di questo o quel paese.
La statale Jonica e’ abbastanza trafficata e vivace,  spesso piena di lavori in corso e lo scenario che mi si presenta e’ lo stesso fino a Marina di Sibari (dove sosto alcuni giorni), forse perche’, anche se molti anni addietro, ero gia’ stato in quelle zone;
infatti quello che deve essermi passato nella mente durante quei km, doveva essere un malinconico ricordo dei tempi passati, misto ad un senso di liberta’ tipico di un viaggio in moto.


Il mattino seguente accade una cosa strana; dopo aver fatto colazione carico la borsa sulla moto ma c’e’ qualcosa di strano: la parte anteriore della moto  sembra aver cambiato colore; si, e’ vero che e’ parecchio che non la lavo e sul frontale ormai c’e’ uno strato di migliaia di moscerini ed insetti che hanno scelto di  terminare la loro vita li ma……minchiaaa!!!!!!!!
Mai vista una cosa simile! La moto e’ infestata da migliaia…no milioni di formiche che vanno e vengono salendo dal cavalletto…incredibile!
E adesso che faccio? Metto in moto e aspetto per mezz’ora;
e’ simpatico vedere come, forse per le vibrazioni, quella massa di esserini salti giu’  proprio come un equipaggio di una nave  che sta affondando.
Alla fine faccio un’altra bella scoperta: la mia moto e’ bella e pulita, non ci sono piu’ neanche i moscerini HI! Questa si che e’ ecologia…HI!
Scopro anche che le mie scorribande precedenti sui monti del Pollino hanno prodotto i loro frutti: il disco del freno posteriore presenta profonde crepe!
Vabbe’,chi se ne frega, voglio arrivare a Reggio Calabria.

 

Lasciata Sibari, le cose cambiano.
Sono posti nuovi e sconosciuti;
  fisso come prima tappa Reggio Calabria; quando saro’ li, saro’ a meta’ strada.  
Da Sibari, costeggiando il mare, sono circa 360 km;
attraverso per prima la provincia di Cosenza;  inizialmente la strada e’ pianeggiante e piena di coltivazioni, mi ricorda quasi il Tarantino, poi, di colpo, le colline alla mia destra ed il mare con la ferrovia alla mia sinistra si riaffacciano ricordandomi che sono in Calabria, quella da me conosciuta.
Il cielo e’ limpido e terso, fa caldo e la moto non mostra segni di cedimento .

 

Un cane, al bordo della strada, lasciato li esanime, mi da motivo di riflettere; sono tantissimi i cani investiti sulle strade; non puo’ trattarsi di distrazione! La natura insegna che nulla e’ piu’ forte dell’istinto di conservazione; come puo’ un’animale dai sensi cosi’ sviluppati e “intelligente” farsi fregare in questo modo e cosi’ diffusamente?
Quand’ero ragazzino si usava mettere colla per topi intorno ai ristagni di acqua vicino i pozzi artesiani per catturare passeri e cardellini; dopo poco gli uccelli si fecero furbi; ora, com’e’ possibile che lo stesso meccanismo non accade con i cani?
Ma poi mi torna in mente lo sguardo sperduto e angosciato di cani  abbandonati  che spesso ho 
visto vagare per le strade e tutto mi torna chiaro; quello forse e’ solo un ultimo disperato tentativo di mettere fine a quella angosciosa solitudine: un suicidio! Almeno a me consola interpretarla in questa maniera.
Involontariamente mi ritorna l’immagine di un cane investito (non da me!) lungo la strada che porta nel luogo dove lavoro; giorno dopo giorno lo vedevo li, irrigidito, deperire sempre di piu’: un’immagine straziante! Chissa’ se quel cane aveva un’anima e, se si, chissa adesso dov’e’…..
Ma quello che ho cercato di scrivere in queste righe non e’ altro che un insieme di pensieri, sensazioni che per un attimo mi hanno attraversato e in un attimo sono svaniti, lasciando solo quel senso di “amaro” che difficilmente si riesce a trasformare in parole (o per lo meno e’ concesso solo ai grandi scrittori).

 

Attraverso la provincia di Crotone  ed entro in quella di Catanzaro;
E’ bello vedere la segnaletica stradale indicare luoghi n
uovi che poi diventano ripetitivi e familiari fino a quando svaniscono del tutto e lasciano il posto a nuove localita’;  ed il ciclo si ripete continuamente;
pero’ il mio “Reggio Calabria  500” visto nei pressi di Taranto, divenuto “Reggio Calabria 380” a Sibari, ed ora 200 km nei pressi di Catanzaro e
’ ancora li, sembra non arrivare mai…ma vedro’ Reggio Calabria?


Comincio ad avvertire la stanchezza, forse ho sottovalutato le distanze pero’ la bellezza del paesaggio fa passare tutto in secondo piano;
Ci sono tratti in cui la strada si inerpica sulla montagna e segue fedelmente la costa, a strapiombo; dall’alto tutto sembra piu’ maestoso, l’orizzonte piu’ vicino e col pensiero penso alle coste Pugliesi dall’altra parte; certe salite sembrano finire in cielo e percorse a velocita’ danno quasi la sensazione di volare. Si ‘e alzato anche il vento.
Poi la strada torna al livello del mare, a pochi metri : solo la ferrovia la separa da questo.

Il cielo comincia ad annuvolarsi all’orizzonte; passando da Riace  rimango colpito dalle lunghe spiagge desolate a pochi metri dalla strada, penso al ritrovamento dei bronzi  e quasi riesco a vedere flotte di navi greche ormeggiate al largo e soldati che bivaccano intorno ad un fuoco sulla spiaggia.
Piu' di mille anni fa sbarcarono in massa sulle coste e fondarono varie colonie che divennero cosi' ricche e potenti da meritare l'appellativo di Magna Grecia. La regione comincio' ad essere denominate Italia. Itali, infatti, erano chiamati gli abitanti della parte meridionale della Calabria, prima della conquista romana, e quando Roma unifico' in un solo dominio le varie regioni, il nome di Italia si estese da Sud verso Nord, fino ad identificare al tempo di Augusto, nel 42 a.C., tutta la Penisola. 
Questa Calabria e' proprio una regione da rivalutare.

Mi hanno colpito molto i numerosi ponti presenti  lungo la 106: sono molto stretti percio’ il senso e’ consentito solo in una direzione; trattasi di risparmio mirato ?? HI!
I nomi dei luoghi (Sidereo, Locri, Bovalino) si susseguono mentre il mio cartello mi si mostra ripetutamente ad indicarmi la meta: “Reggio Calabria 80 km”.
Nomi di località come “Africo” mi ricordano di quanto molto piu’ a sud di Bari io sia in questo momento.

   

 

La segnaletica mi indica che la meta’ e’ sempre piu’ vicina 80, 70.. 50 km; getto l’occhio sempre piu’ frequentemente all’orizzonte seguendo la costa per cercare la citta’ ma quello che mi si mostra  sono sempre e solo verdi monti che scendono sul mare e che lentamente svaniscono tra la foschia; percorro altri  10 km e’ lo scenario e’ sempre lo stesso, anzi la costa sembra allungarsi alla mia sinistra, verso il mare;

 

 

Strano – penso – adesso dovrei cominciare la risalita della Calabria  e dovrei vedere la costa “buttarsi” a destra…ma, pazientiamo, la segnaletica parla chiaro!
Cosi’ i Km mancanti diventano 30, poi 20, infine 10 e ancora meno….mah, ma tutta quella costa la giu’ che cos’e’…??? La stanchezza fa sentire la sua presenza sempre piu’ e sempre piu’ spesso sono costretto a guidare in piedi; ma come un bambino testardo non cedo e proseguo: voglio vedere Reggio Calabria, poi potro' anche cedere!
Forse nei pressi di Capo dell’Armi o forse a Punta di Pellaio, dopo una curva, vedo il mare tagliare a meta’ la costa....
Ma certo, e’ lo stretto di Messina!!!
Quelle montagne che si perdevano tra la foschia non erano  altro che la Sicilia, apparsami quasi di nascosto decine di km prima, accompagnatrice silenziosa e maestosa  degli ultimi km.
Sono le 14:00, sono giunto a Reggio  stanco all’inverosimile ma contento come un bambino la mattina di Natale; entro in citta’, mi fermo ad un distributore, poi un ristorante, qualche telefonata.

Ma che stupido – penso tra me e me – sono partito all’improvviso, ho guidato per ore stancandomi all’inverosimile, ho bruciato litri e litri di benzina e tutto questo per raggiungere una citta’ sconosciuta, senza un motivo preciso, per soddisfare una semplice curiosita’…uno sfizio….devo essere proprio matto HI HI HI!!


Riprendo il viaggio; la statale 106 non c’e’ piu’ a segnarmi la via, adesso si chiama statale 18 e percorre tutta la costa tirrenica della Calabria fino alla Campania.

 

Nei pressi di Villa San Giovanni, posto di imbarco per la Sicilia, sono assalito da una paura: quella di non resistere alla tentazione di imbarcarmi;
”Non lo fare, Talino, lascia perdere”. Cerco di convincermi a rinunciare ma non ci riesco, solo la bellezza della costa di Scilla mi fa desistere, trasportato da quelle sinuose stradine a strapiombo sul mare con le spiagge affollate di turisti.
Il pensiero fa un passo indietro di 2000 anni, penso a quello che rappresentava Scilla (e Cariddi) per la mitologia greca e romana..
Scilla, sulla rupe in prossimità di Reggio Calabria, aveva dodici piedi e sei lunghi colli sormontati da altrettante teste; in ognuna delle sei bocche aveva tre file di denti e latrava come un cane. Cariddi, sulla costa siciliana, stava appostata invisibile sotto un alto albero di fico e tre volte al giorno inghiottiva le acque dello stretto, rivomitandole successivamente in mare.


Salgo,poi scendo, risalgo, taglio paesini diroccati  e coste rocciose, lo sguardo e’ indeciso se concedersi a destra, la Calabria, oppure a sinistra, la maestosa Sicilia che in quel punto e’ cosi’ vicina a me sempre cosi’ irraggiungibile; sono quasi in estasi, vorrei fermarmi e rimanere li ad ammirare le bellezze del paesaggio ma perderei un elemento essenziale di quell’estasi: il farsi trasportare dalla moto, il rumore del vento, il senso di liberta’…..
Mi ero prefissato di raggiungere Reggio, l’ho fatto; ora sono perso, inebetito , quasi come dopo un amplesso.

 

 


Percorrere la costa osservando continuamente la Sicilia mi fa pensare alla prima volta che, munitomi di telescopio, salii’ sul tetto di casa per osservare la luna piena; questa, ad occhio nudo, sembrava uno scialbo disco luminoso, ma vista parecchie volte ingrandita mostrava tutta la sua magnificenza e vitalita’; era stupendo vedere quell’enorme massa spostarsi e fuggire continuamente dal mio obiettivo: si potevano percepire forze superiori…lo stesso accadeva adesso….

 

Non saprei dire quanto tempo siano durate quelle emozioni, ricordo solo che d’un tratto il sole e’ svanito e mi sono ritrovato con un grigio cielo  completamente oscurato sulla mia testa; anche il mare e’ sparito e la scritta “Gioia Tauro” , citta’ tristemente famosa per episodi malavitosi,  mi ha riportato bruscamente alla normalita’.

Cavolo, per me il viaggio puo’ terminare anche qua, sono stanco all’inverosimile ma ne e’ valsa veramente la pena!
Il tratto fino a Lamezia Terme e’ monotono, forse perche’ decido di percorrere l’entroterra evitando la costa di Tropea o forse perche’ sono ancora impressionato dalle bellezze dello stretto.
Ormai guido piu’ con la frenesia di ritornare che con la curiosita’ di vedere posti nuovi, ma il cielo nuvoloso e l’assenza del mare devono aver influito.
Infatti tra Amantea e Cetraro le cose cambiano, le nuvole svaniscono, il sole riappare, questa volta basso; questa mattina
mi accompagnava ad est lungo lo Jonio, adesso lo fa ad ovest sul Tirreno.

 


Si sta facendo tardi, le spiagge si sono svuotate, si sente il calmo rumore della risacca e i bagliori del sole che va tramontando non fanno altro che esaltare quel senso di serenita’, di tranquillita’ di quiete!

Trovo per la strada un negozio di specialita’ tipiche del luogo, decido di fermarmi, un po’ per riposarmi e un po’ per acquistare qualche ricordino;
scambio quattro chiacchiere col titolare, gli racconto di me e mi rimangono impresse alcune sue parole:
“Ma allora non ha visto nulla, e’ sprecato” - riferendosi al fatto che in una sola giornata stavo percorrendo le coste Calabresi.
Ci rifletto su dubbioso  e penso tra me e me :“In effetti e’ vero, ho fatto una corsa contro il tempo  per quale motivo?”
Pago, saluto e vado via ma appena accendo la moto mi viene spontaneo: “ma io mica volevo fare il turista, ho fatto cosi’ semplicemente perche’ mi andava di fare esattamente cosi’!
C'e' chi rimane appa
gato dalla vista di questo o quel paese, a me piace vedere le cose nel loro insieme, che cambiano, che mutano dolcemente, mi piace viaggiare continuamente sulla stessa strada ma attraversando luoghi diversi: pianure,colline, montagne poi di nuovo pianure: una visione dall'alto delle cose, per percepirne cio' che le accomuna, che sia questo Natura,  una legge della fisica od Altro...


Riparto, direzione nord sempre sulla SS18 ma ormai il sole volge all’orizzonte, i colori si spengono ed il buio avvolge il paesaggio: che senso ha continuare? Sono stanco e appagato: decido di rientrare a Sibari, ma solo  dopo aver percorso l’ultimo km di costa Calabrese;
cosi’ giunto a Maratea imbocco la SS585 poi la A3 (Salerno-Reggio Calabria);
In autostrada e’ buio, spingo sull’acceleratore per arrivare quanto prima: non c’e’ molto da ricordare se non il piacere della guida veloce.

 


Anche giunto a Sibari, sara’ per la stanchezza, sara’ per il senso di soddisfazione, decido di terminare li le mie scorribande in terra calabrese, cosi’, senza nessuna esitazione imbocco la SS106 in direzione Taranto tirando a manetta: nessuna emozione particolare, solo tanta strada ormai familiare, il continuo rumore del vento, la sosta sotto la fredda luce verdognola dei neon ad un distributore, un po’ di nebbia verso Gioia del Colle infine le mie solite strade.

 

 

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73 de iz7ath, Talino Tribuzio

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