Castreccioni
(Castrum Uggionis)



Il castello di Castreccioni fu costruito su un monte all'incrocio di due valli solcate l'una dal fiume Musone e l'altra dal torrente Argiano.
Ora giace smantellato sulla cresta dell'altura, ben visibile da chi percorre la provinciale Cingoli-Apiro, e di esso rimangono le mura di cinta diroccate e sbocconcellate dalle intemperie e dagli abitanti della borgata che, nel passato, asportarono le pietre squadrate per costruire le loro case, quelle che ora vediamo vicino al castello.
A brevissima distanza dalle case � la chiesa parrocchiale con le strutture murarie comprese nel perimetro di un'antica chiesa di cui nulla rimane se non il portale principale a ghiera di travertino con la scritta " 1493 - Hoies de C.Ciono et S. Jo. Bapta. S. Jac. fundit F; F" che indica che gli uomini di Castreccioni eressero e dedicarono la chiesa a San Giovanni Battista e a San Giacomo.
Le origini del maniero non ci sono note; forse la costruzione � stata eretta come vedetta e sentinella di guardia e di difesa della gente delle valli.
Il primo documento che reca notizia del castello risale al 1209 ed � conservata nell'archivio del Comune di Cingoli (una copia dello stesso � presso l'archivio del vescovo di Osimo (AN). Si tratta di una pergamena nella quale � detto che Gualtiero Ottone e Gozzone, figli del fu conte Trasmondo di Castreccione (il documento di Osimo specifica "De Montecampanaro") sottomettono se stessi, il castello e le sue pertinenze e tutti gli averi ai consoli di Cingoli, obbligandosi a non edificare nel territorio del Comune nessun altro castello  poich� venivano accettati come castellani, cio� come cittadini di Cingoli; con questo atto la comunit� di Cingoli dona alla famiglia la rocca di Montenero nella quale i fratelli trasferiscono la loro dimora.
IL documento dimostra l'antichit� della fortezza, sorta certamente qualche secolo prima per signoreggiare le genti di quelle valli e per controllare la loro vita ed i movimenti militari dei nemici in tempo di ostilit�.
La cessione del castello del Comune di Cingoli pu� avere avuto origine dal fatto che la fortezza, situata in punto strategico ben munito, era in continuo pericolo di essere assalita sia dai cingolani sia dai feudatari vicini che in essa vedevano una perenne minaccia alla loro libert�.
 
Il Comune di Cingoli infatti si era reso conto del pericolo continuo provocato da questi signorotti che avevano dimostrato pi� di una volta di mirare alla signoria della citt� e del territorio (1200-1250); perci� consolidato il suo potere, ingaggi� una guerra spietata e continua contro di loro sconfiggendoli ad uno ad uno esiliandoli e confiscando loro i beni.
Chi si assoggettava per�, aveva il privilegio di continuare ad abitare nel territorio dopo aver redatto un documento notarile di sottomissione e di cessione dei beni al Comune che si riservava di restituirli, del tutto o in parte, a discrezione dei Magnifici Priori che governavano la cosa pubblica.
Per queste sue azioni belliche a Cingoli furono inflitte penalit� e scomuniche; lo dimostra il documento del 1227, costudito nell'archivio del comune, che riporta l'assoluzione dalla scomunica nella quale i cingolani erano incorsi per aver demolito del tutto i castelli di Cervidone e S.Vittore ed averne scacciati i legittimi proprietari e confiscati i beni.

Non si pu� escludere per� anche l'ipotesi che essendo troppo oneroso per i Montecampanari il mantenimento e l'efficienza militare della fortezza essi ritennero soluzione vantaggiosa cambiare questa con  la Rocca di Montenero che sorgeva in luogo impervio ed era di mole minore (volgarmente era detta "La Rocchetta").
Altra ipotesi � che questo scambio di rocche fu dovuto alla sottomissione dei Montecampanari al comune di Cingoli dopo un'azione bellica.
I castellani e gli uomini di Castreccioni godevano di speciali privilegi; infatti nel 1230 fu steso un documento in cui si afferma che si concede " agli homini de Castreccione" l'esenzione dei contributi.
La stessa facilitazione ottennero nel 1234 da Gentile Popleto e Cesario, Vicari della Marca, e nel 1239 da Enrico, re di Sardegna, figlio di Federico II.
Nel 1237 il castello � gi� venduto dai cingolani, come risulta da documenti conservati nell'ex biblioteca Raffaelliana e pubblicati nell'opuscolo " Cingoli nella sua storia" di Gualtiero Raffaelli. Vi si dice infatti che "Captius Gualterius e Bartolomenus" figli del "quendam Rayneril" vendettero il castello di Castreccione a dominius Gottibaldo del quondam Tomasso Lisapporico da Jesi; in un altro documento pure riportato dallo stesso Raffaelli e risalente al 1239 � stipulata la vendita del maniero al monastero di S.Caterina da Cingoli. 

Ci� viene ribadito anche da una pergamena del 1235 dell'archivio di Cingoli, nella quale si dice che il Castello apparteneva all'ospedale dello Spineto ossia al Monastero di S.Caterina da Cingoli.
Nel 1245 fu redatto a favore degli uomini di Castreccione perch� venivano contrastati alcuni diritti del Castello e dei castellani. Fu necessario chiamare a testimoniare alcuni vecchi i quali sotto giuramento affermarono che da cinquanta anni " li homini de Castrezzuni " erano castellani e cittadini di Cingoli e non erano obbligati a pagare i contributi come lo erano invece gli abitanti della valle di S.Clemente. Ci� fa comprendere che pure essendo il Castello di propriet� del Monastero di S.Caterina, gli uomini erano tuttavia soggetti al Comune di Cingoli che si considerava legittima e sovrana autorit� del Castello.
L'abbadessa ne era la feudataria con tutti i privilegi, e la sua giurisdizione si estendeva per il privilegio papale alla scelta del parroco locale che prestava giuramento a lei dinanzi alla comunit� conventuale.
Il potere feudale del monastero dur� soltanto 24 anni circa, poich� in una pergamena del 1263 sempre dell'archivio di Cingoli, � resa nota la decisione dell'abbadessa e delle venti monache componenti la comunit� del Monastero di S.Caterina, di vendere il Castello di Castreccioni e le sue pertinenze per pagare i creditori che reclamavano il saldo di gravi pendenze finanziarie.
IL documento enumera i creditori e giustifica con il fatto che il mantenimento del Castello era oneroso e le rendite non sufficienti.
Per questo motivo l'avviso di vendita non fu accolto da nessuno ed il Castello fu venduto al Comune di Cingoli che lo incluse nel patrimonio pubblico.
Il Comune vi pose il suo vicario, scelto sempre fra le famiglie nobili cingolane, il quale era obbligato a tenere efficente la fortezza che continuava ad essere il baluardo avanzato di difesa contro i nemici che penetrassero nel territorio comunale da quella parte. Difatti furono gli uomini e gli armati di Castreccioni a dare il colpo decisivo a Braccio Fortebraccio da Montone che, sconfitto dai cingolani assediati, cercava rifugio nella fortezza di Apiro; giunto sotto le mura di Castreccione si vide piombare addosso uomini ed armati con tale irruenza che a stento salv� la vita.
Nei tempi burrascosi delle fazioni tra guelfi e ghibellini il castello fu il rifugio dei cacciati e spodestati signori di Cingoli tra i quali i Mainetti ed i Cima.
Il Castello era in piena efficenza quando nel 1424 la crudele Arengarda II , moglie di Giovanni Cima, spodestata e cacciata dai cingolani, vi trov� rifugio dopo averlo conquistato con furbizia e tradimento. L� pens� di organizzare la riconquista della signoria di Cingoli ma fu sorvegliata da spie scelte dal Comune fra la gente di Castreccioni.
Vi rimase indisturbata per qualche tempo dato che le si fece credere in un pacifico possesso della fortezza.
Un giorno che ella organizz� una battuta di caccia con amici e sudditi nei boschi vicini, le spie corsero ad informare il Comune che sped� immediatamente una buona scorta di armati incaricati di occupare il castello. Al ritorno della castellana, infatti, il maniero era gi� conquistato con tutte le sue robe ed Arengarda fu costretta a partire e ritornarsene in fretta a Castel Durante, da dove era venuta molti anni prima, e a lasciare nelle mani dei cingolani le cose che in un primo tempo le era stato concesso portare con se.
Questo � stato l'avvenimento pi� sensazionale accaduto nel castello di Castreccioni durante il XV secolo e si suppone che sia stato anche l'ultimo perch� in seguito il castello non � pi� nominato nei documenti se non rarissime volte e come capitolo di ormai nessuna importanza. Del XV secolo quindi, si pu� dire che abbia inizio la decadenza della fortezza che fu la sola pi� lungamente efficente e quasi sempre sottomessa al Comune di Cingoli.
                                 Don Adriano Pennacchioni

 

Il testo sopracitato sta in una bacheca nelle immediate vicinanze dei resti delle mura castellane.
Il territorio intorno al paese di Castreccioni � molto cambiato negli ultimi tempi. La costruzione del lago artificiale, detto Lago di Cingoli, va quasi a lambire l'altura su cui venne eretto il castello.
Sono visibili i resti di una torre, forse l'antico mastio.
Per il resto l'aspetto � desolante, lasciato al completo abbandono.

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