Questa e' la lettera di dimissioni che il consigliere I5CLC scrisse uscendo dall'Associazione nel 1989, sembra scritta oggi



A TUTTI I RADIOAMATORI

Soci o Non Soci ARI, tutti i radioamatori italiani hanno un comune interesse nel proteggere la loro rilevanza sociale e l'autonomia delle loro istituzioni.

Perciò ritengo di doverli informare sul perchè delle dimissioni oggi da me rassegnate da Consigliere dell'ARI e da Consigliere dell'Ediradio S.r.l., dopo quelle rassegnate in dicembre da Vice Segretario Generale: mi dimetto perchè un "gruppo di potere" ha sottratto l'ARI ai Soci. Composto dalla maggioranza dei membri del Consiglio Direttivo e complici la Segreteria Amministrativa e l'Ediradio S.r.l. sta stravolgendo a suo beneficio Statuto e leggi dello Stato.

Le decisioni dì Assemblee Ordinarie di delegati nominati dal Comitati Regionali, e non dai Soci, sono nulle e perciò il Consiglio Direttivo è illegalmente costituito.

La stampa - non certo Radio Rivista - riporterà una mia ampia relazione in proposito: invito tutti i Radioamatori, Soci e Non Soci, ad affiancarmi in questa lotta civile e democratica, per combattere la quale ho ripreso il mio posto fra loro, per la rinascita di un'ARI libera e degna delle sue tradizioni.

73 da I5CLC Carlo Luigi Ciapetti

Ai Presidenti dei Comitati Regionali ARI

al fine di evitare che possiate renderVi involontariamente complici di una manovra che ha leso e distorto profondamente la natura associativa dell'ARI, sento il dovere di spiegarVi i gravissimi motivi che mi hanno indotto a rassegnare le dimissioni da Consigliere.

Nell'interesse dell'ARI, Vi chiedo di diffondere alle Sezioni ed ai Soci della Vostra Regione questa lettera assumendomene la piena responsabilità circa la veridicità e la legittimità giuridica delle argomentazioni ivi contenute.

1) La situazione dell'ARI.
Durante il periodo trascorso come membro dei Consiglio Direttivo hopotuto sempre più convincermi che ormai l' ARI e' proprieta' privata di un "gruppo di potere": una situazione drammatica, perche' chi l'ha creata ed ha interesse a mantenerla tale l'ha abilmente mascherata e resa non facilmente comprensibile.

Il "gruppo di potere" esercita un controllo totale dell'ARI, sia mediante l'uso e l'abuso dell'organo ufficiale unico strumento previsto dallo Statuto per consentire ai Soci di comunicare fra loro, sia mediante la gestione delle risorse economiche associative.

Le motivazioni principali del "gruppo di potere" sembrano essere tanto l'ambizione di potere quanto un tornaconto personale di cui fanno fede, malgrado le "precauzioni" adottate, i Bilanci dell'ARI e dell'Ediradio S.r.l.

I privilegi personali possono così ottenere la precedenza sugli interessi dell'Associazione e dei suoi Soci anche grazie alla complicità, più o meno consapevole, ed alla compiacenza, più o meno omertosa, di chi riveste le più alte cariche sociali. L'assenza assoluta del Consigliere di nomina stataleha contribuito al dilagare di questa situazione.

Non sono certo il primo a rilevarne la gravità: basti ricordare che l'ex Presidente dei Collegio Sindacale, Zappani, si rifiutò di firmare la relazione di presentazione dei Bilancio 1987 all'Assemblea Ordinaria tenutasi a Milano.

2) Cosa è successo.
La presenza di un "gruppo di potere" è rilevabile fin dal 1977, quando furono emanate norme illegali per l'attuazione dei nuovo Statuto.

I Comitati Regionali, nuova e più moderna realtà associativa, furono allora privati di ogni potere ad essi spettante per Legge e resi di fatto dei meri organi esecutivi, delegati solo a risolvere problemi amministrativi delle Sezioni su cui avevano giurisdizione.

Infatti il Regolamento per essi creato non assegnava loro un compito, previsto come primario dalla Legge: quello di riunire i Soci in Assemblee Regionali perchè potessero eleggere i Delegati all'Assemblea Ordinaria, organo sovrano dell'ARI.

Ciò non avvenendo, la volontà dei Soci viene ignorata: l'Assemblea Ordinaria è illegalmente costituita, essendo composta da Delegati nominati, e non eletti.

Conseguentemente, risultano nulle tutte le sue delibere passate e nulle saranno quelle future, qualora non dovessero venir modificate le modalità di attuazione dello Statuto ìn conformità a quanto prescritto dalla Legge.

Il Consiglio Direttivo è illegalmente costituito, vista la nullità della delibera relativa alla sua elezione (e cio' pur prescindendo dai contrasti fra lo Statuto e la Legge che, nell'opinione dei giuristi, ne prevede elezione da parte dell'Assemblea Ordinaria e giudica inammissibile una elezione per referendum postale).

3) Cosa accade e cosa dovrebbe accadere
Quanto il "gruppo di potere" ha messo in atto rende l'operato del Consiglio Direttivo insindacabile da parte dei soci, messi nell'impossibilità di esercitare i diritti di cui la Legge li fa titolari: molto abilmente, i Soci sono stati illegalmente estromessi dalla gestione dell'ARI.

In un'ARI ove fosse garantito ai Soci il diritto alla libertà di informazione (con il libero accesso all'organo ufficiale) ed all'espressione di volontà (Assemblee Regionali per la nomina di Delegati), questi potrebbero sindacare l'opera dell'esecutivo e deliberare - se necessario - la destituzione di quei Consiglieri che non avessero operato convenientemente nell'esecuzione del loro mandato.

Nell'ARI di oggi avviene l'opposto: ì Soci sono stati privati della libertà di informazione (sull'organo ufficiale vengono pubblicati solo notizie filtrate ed autoglorificanti nonchè articoli che non intacchino gli interessi o l'immagine del "gruppo di potere") ed esautorati dall'Assemblea Ordinaria (mediante quel ricorso a Delegati che non hanno legittimazione elettiva).

I Soci vengono così obbligati ad accettare le volontà espresse da quei pochi appartenenti al "gruppo di potere" che, avendo usato modalità illegali nell'attuazione dello Statuto, li ha esautorati dai loro diritti.

Ne è riprova il fatto che questi pochi sono da anni sempre gli stessi: costringendo alle dimissioni i dissidenti ed ignorando le ripetute accuse dei Soci, il "gruppo di potere" ha trasformato l'ARI in una sua impresa privata, finanziata dalle quote associative nella convinzione di un'assoluta impunità.

4) Delle complicità
La Legge prevede una corresponsabilità per chi si renda complice di comportamenti illegali e non abbia atto positivamente constatare il proprio dissenso.

E bene che su ciò riflettano tutti coloro cui spetta adesso rappresentare i Soci, specie i Comitati Regionali ed i Consigli Direttivi delle Sezioni, unici organi ad avere oggi una legittimazione nell'ambito associativo in virtù della regolarità della loro elezione.

La mia denuncia ‑ concretizzatasi in un esposto al Ministro delle Poste e Telecomunicazioni ed in un altro alla Procura della Repubblica di Milano intende informare tutti coloro che, in buona fede, hanno accettato quanto avveniva in totale violazione dei diritti dei Soci.

E questo il momento di dissociarsi dal "gruppo di potere" e di opporsi a chi ha trasformato l'ARI in una impresa privata alle spalle dei suoi Soci.

5) Conclusione.
Nell'agosto 1985 il Presidente Onorario dell'ARI, Giulio Salom, scrisse all'ex ConsigliereCalero che sì era dovuto dimettere dal Consiglio Direttivo perché dissenziente dal "gruppo di potere": ... Sono d'accordo nella tua valutazione di certi personaggi che ben conosciamo e tieni presente che gli individui da te menzionati come persone di malaffare sono anche dei loschi profittatori che, finché glielo sarà consentito e resteranno impuniti, mungono in varie forme e modi dalle casse dell'ARI..."

Nessuna voce più di quella di un pioniere ultraottantenne potrebbe meglio concludere quanto ho cercato di sintetizzare in queste pagine, convinto della necessità di lottare perchè l'ARI sia resa ai suoi Soci.

In questo spirito mi metto a disposizione di chiunque desideri ulteriori chiarimenti.


Carlo Luigi Ciapetti I5CLC
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Tel 055 496703