Piccolo glossario radiantistico semiserio
per i profani

ovvero

Il mondo della radio secondo il DAJ

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A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V W X Y Z

N.B.: in questa pagina io esprimo talvolta dei pareri miei personali, che possono essere condivisi oppure no: chiunque è libero di eccepire, basta tenere sempre presente che i miei pareri sono comunque giusti per definizione...

A

Amatore

Termine che può essere usato in vari contesti, ma sempre designa una persona che si dedica a qualcosa (o a qualcuno...) con un certo livello di dedizione. Questo è particolarmente valido per certi radio-amatori: chiedere alle rispettive mogli per conferma!

ARI

L'Associazione Radioamatori Italiani, Ente Morale che accoglie nel suo ambito la maggioranza dei Radioamatori italiani. La sede centrale è a Milano ed a livello periferico è organizzata in comitati regionali e sezioni locali. Presso queste ultime, tra le altre cose, vengono organizzati i corsi per la preparazione agli esami.

Per informazioni o per avere indicazioni sulla sezione più vicina è possibile telefonare alla segreteria dell'ARI (02/6692192) o chiedere a qualunque radioamatore disponibile (me, per esempio...).

La quota associativa, che a prima vista sembra piuttosto alta (110.000 lire nel 1998), offre però molteplici validi servizi:

(fine della parte pubblicitaria...)

L'ARI era fino a poco tempo fa l'unica Associazione esistente, ma da qualche tempo ad essa si sono affiancate (forse sarebbe meglio dire contrapposte) alcune organizzazioni alternative. Francamente, mi ritengo soddisfatto dell'opera svolta dall'ARI e quindi non sento in maniera particolare il bisogno di queste altre entità...

Attenuazione

(vedi "cavo coassiale")

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B

Beacon

Radiofaro, ossia una emittente automatica che irradia un segnale noto su una certa frequenza da una posizione conosciuta: serve per verificare le condizioni di propagazione verso quella particolare direzione e quindi la possibilità di effettuare collegamenti.

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C

Cavo coassiale

Il sistema più diffuso di connessione e di trasporto dei segnale a radiofrequenza fra l'apparato radio e l'antenna. In sè, non ha nulla di diverso da quello comunemente usato per la TV.

Le caratteristiche fondamentali del cavo, così come di qualsiasi altra linea di trasmissione, sono l'impedenza e l'attenuazione.

La prima dipende dalla geometria del cavo ed i valori più diffusi sono 52 e 75 ohm. E' importante che l'impedenza del cavo coincida quanto più possibile con quella del trasmettitore da un lato e dell'antenna dall'altro, al fine di assicurare il massimo trasferimento di energia verso l'etere. (vedi "rosmetro")

La seconda misura quanta parte del nostro segnale viene persa nel trasferimento verso l'antenna anche in condizioni di adattamento perfetto dell'impedenza: ovviamente, un cavo è tanto più buono quanto meno attenua.

Codice Q

E' il codice internazionale di abbreviazioni telegrafiche, che noi utilizziamo in una forma ridotta e con qualche variazione di significato. Tutte le sigle del codice sono di tre lettere (la prima è sempre la Q, da cui il nome) e possono essere intese in senso affermativo o interrogativo. Per qualche esempio, vedere alla lettera Q (naturalmente...).

Contest

Ossia, gara. In sostanza si tratta di fare il massimo numero possibile di collegamenti in un certo tempo, su una certa banda e con un certo modo di emissione.

Per certuni è un periodo di frenetica attività, con collegamenti uno in fila all'altro come i grani del rosario, limitando ciascun QSO al minimo stringato indispensabile. Sono quelli che prendono la cosa seriamente.

Ci sono quelli che se la pigliano comoda, magari fanno anche due chiacchiere e (basta sentirli) si divertono un mondo: per loro è soprattutto una domenica passata con gli amici.

Poi ci sono le vie di mezzo, del tipo "voglio fare del mio meglio ma non voglio farmi venire un collasso da stress".

Per me invece è l'occasione ideale per fare qualche QSO che possa essere definito un DX: in condizioni normali il mio segnalino non lo ascolta nessuno, in una gara vale punti come qualsiasi altro!

Tutti questi approcci al contest sono leciti, naturalmente: dipende dall'indole di ciascuno quale risulta più congeniale.

Purtroppo, a volte ci sono anche gli approcci meno leciti: alle solite, in ogni contesto umano c'è quello che vuole primeggiare a tutti i costi e che, nel caso specifico, per salire in classifica tenta di spacciare collegamenti mai fatti. Poveretti, costretti a barare con sè stessi per sentirsi bravi...

CQ

Sigla di chiamata universale: quando un radioamatore vuole collegare qualcuno, chiunque sia a rispondere, invia un messaggio che inizia con "CQ", come "CQ CQ CQ IW2CUH IW2CUH...", per intendere una cosa del tipo "io sono IW2CUH, c'è in giro qualcuno che mi ha sentito e vuole rispondermi?".

CQ è anche il primo gruppo di suoni che un novizio della telegrafia impara a riconoscere: "da-di-da-di da-da-di-da...".

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D

DX

Il mito, o la mania, di molti radioamatori: il collegamento a lunga distanza. Poi, cosa voglia dire "lunga" è cosa da definirsi: una distanza di 100 Km è ridicola in onde corte e terribilmente impegnativa nelle onde millimetriche.

Dedicarsi al DX in onde corte, che poi pian piano diventa sempre più caccia ai posticini sperduti via via che i posti più "normali" sono stati collegati tutti, è per metà una scienza e per metà un'arte, che consiste nel saper fiutare l'andamento della propagazione ed il momento giusto nel pile-up (vedi) per riuscire a "fare" l'ambita stazione DX. Per la terza metà (!) è una forma di autopunizione, come quando uno si sveglia alle tre di notte per sfruttare la propagazione...

Per quanto mi riguarda, invece, il DX in VHF è essenzialmente una cosa da esaurimento nervoso: già la banda dei due metri, dove bazzico io, è abbastanza spesso deserta o quasi, se poi ci metto sopra i miseri quattro watt che spedisco in antenna la cosa si fa ardua. Naturalmente, c'è anche chi sa fare di molto meglio: il record di distanza in quella banda per quanto mi risulta è stato ottenuto con un collegamento Modena-Città del Capo. Mica male, eh?

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E

Esame

Lo scoglio, il mostro, la minaccia che chi vuol diventare radioamatore deve necessariamente affrontare, con poche eccezioni legate a particolari titoli, come per esempio i radiotelegrafisti della Marina.

Nel sistema vigente in Italia consiste in due prove, di cui una facoltativa: la prima è sulla teoria elettronica, sulle telecomunicazioni e sulle legislazioni, l'altra di telegrafia Morse. Quest'ultima può essere omessa, ottenendo in questo modo una licenza "speciale", soggetta a certe limitazioni.

La prova di telegrafia Morse è attualmente alquanto contestata, sfruttando il fatto che si tratta di un sistema di trasmissione che tende ad essere abbandonato dagli utilizzatori professionali (ma non dai radioamatori). In realtà, l'apprendimento del codice Morse non è affatto difficile come si vuol far credere (posso testimoniarlo in prima persona) e l'intera faccenda mi sembra molto più dettata dalla tendenza a volere tutto, subito e senza sforzo.

La prova di telegrafia, se non altro, ha il pregio di costituire un efficace "filtro di motivazione", per selezionare chi si avvicina alla radio per passione vera da chi vuole solo giocare un po': nulla di male in questo, per carità, ma ci sono altri ambiti (leggi: banda cittadina) per questo tipo di approccio.

A dimostrazione di questo, basta visitare la parte delle VHF riservata ai ponti ripetitori, ossia la parte della più popolare fra le bande accessibili alle licenze speciali dove è sufficiente il più basso grado di operatività per riuscire a svolgere del traffico: in quel bell'ambiente trionfano sovrane la maleducazione, la volgarità e la pochezza operativa. Consentire a questi personaggi l'accesso alle bande HF, a contatto quindi con i radioamatori di tutto il mondo, riuscirebbe solo ad abbassare ulteriormente la già non molto alta reputazione degli operatori Italiani.

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F

Field-day

La gente comune la domenica esce con la famigliola e passa il pomeriggio con la radiolina attaccata all'orecchio, per seguire l'andamento delle partite.

I radioamatori fanno la stessa cosa, ma la nobilitano chiamandola "field-day", "giornata in campagna".

La cosa consiste nello stipare in macchina radio, generatore, batterie, antenne, microfoni, pali di supporto, panini e lattine di birra ed andare in qualche posto elevato per fare attività radio. Il tutto avviene preferibilmente in concomitanza dei contest, ma non necessariamente. La famigliola di cui sopra è un optional di cui si può fare a meno. Anzi, se se ne stanno a casa è meglio.

Frequenze radioamatoriali

I radioamatori hanno a disposizione varie bande di frequenza sparpagliate su più o meno tutto lo spettro usato dalle trasmissioni radio: la più bassa è poco sopra i 100 KHz e la più alta verso i 70 GHz.

La maggior parte di queste bande si trova nella fascia fra 1 MHz e 30MHz circa, dove si affollano anche la maggior parte delle stazioni in quanto si tratta delle bande che più si prestano ai collegamenti transcontinentali.

Le stazioni italiane con nominativo speciale sono invece autorizzate ad operare dai 50 MHz in su, dove è più difficile, anche se non impossibile, il traffico a lunghissima distanza: per esempio, la distanza massima che io sono riuscito a coprire con la mia abbastanza modesta stazione in un QSO è stata di circa 500 Km.

Vi sono poi varie bande disponibili nell'ambito delle microonde: questo è il regno degli autocostruttori più sofisticati, dove l'impegno tecnico ed anche economico (a causa della strumentazione piuttosto costosa) divente più rilevante.

Fulmine

Il nemico pubblico numero uno: quello che scende lungo il cavo coassiale dimenticato collegato all'apparato e fa arrosto tutto quello che incontra lungo la sua strada.

Non c'è nessun bisogno di prenderlo in pieno: un fulmine ad un centinaio di metri dall'antenna può indurre in essa una sovratensione più che sufficiente per mettere fuori uso l'intera stazione, dal wattmetro indietro fino all'alimentatore. Amen.

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G

Guadagno d'antenna

Contrariamente a quanto si crede, l'antenna non guadagna: chi guadagna è solo chi la vende!

Scherzi a parte: esiste un guadagno di antenna, ma non è da intendere nel senso di aumento di potenza emessa rispetto a quella che arriva dal cavo coassiale. Questa sarebbe una cosa fisicamente impossibile.

Il guadagno di una certa antenna è legato alla sua direzione di massima emissione ed è definito come il rapporto fra l'energia inviata in quella direzione dall'antenna considerata e l'energia che nella stessa direzione invierebbe un'antenna (teorica) che irradiasse uniformemente in tutte le direzioni, ovviamente se alimentata in maniera uguale all'antenna considerata.

Insomma, il guadagno di un'antenna è una misura delle sue doti di direttività. Tuttavia, non basta il guadagno per definire la bontà di un'antenna: per esempio, sono importanti anche il rapporto fronte/retro fra il guadagno nella direzione di massima emissione ed in quella opposta e l'uniformità dell'impedenza in tutta la banda di lavoro dell'antenna.

Altri fattori importanti per valutare un'antenna sono quelli meccanici, come il suo peso o la resistenza che presenta contro la spinta del vento.

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H

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I

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J

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K

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L

Lineare

O, almeno, si spera...

Il termine "lineare" viene usato per brevità in luogo di "amplificatore lineare", che è l'ultimo stadio di amplificazione in una catena di trasmissione, ossia quello che produce tutta la "birra" da mandare in antenna per essere irradiata.

Se l'amplificatore non fosse adeguatamente lineare, oltre che amplificare produrrebbe anche un sacco di frequenze spurie, che potrebbero finire anch'esse in antenna ed essere irradiate, causando quindi disturbi alle altre comunicazioni in corso.

Locator

Sistema di ripartizione in aree della superficie mondiale che consente di conoscere la posizione di un corrispondente con la precisione di un paio di chilometri.

Consiste nella suddivisione del globo in riquadri via via più piccoli: per esempio, la mia stazione è in JN45RQ, ossia nel quadratone JN, riquadro 45, quadratino RQ. Voilà!

Chiaro, no?

Log-periodic

Tipo di antenna dall'aspetto simile a quello della Yagi e caratterizzata dalla legge esponenziale che lega lunghezze e distanze dei vari elementi. Questa particolarità rende questa antenna efficiente su una banda di frequenze estremamente ampia. Lo svantaggio principale è dato dalle dimensioni piuttosto considerevoli.

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M

Morse

Antico sistema di codifica di testi per usi radiotelegrafici. Troppo antico, secondo alcuni...

In cosa consista lo sanno tutti: si tratta di un sistema di codifica dei caratteri basato su punti (toni brevi) e linee (toni lunghi). Per esempio, la lettera A viene sostituita dalla sequenza "un punto, una linea" (DI-DA), la lettera B da "una linea, tre punti" (DA-DI-DI-DI), e via dicendo. Nel codice Morse sono contenute tutte le lettere dell'alfabeto, le dieci cifre ed i segni di interpunzione.

Il vantaggio del sistema Morse è che la generazione dei toni può essere ottenuta in maniera semplicissima, per semplice apertura o chiusura di un contatto elettrico, normalmente il classico tasto telegrafico ma non necessariamente: per esempio, mi ricordo di un OM che per annunciarsi quando veniva a casa mia aveva l'abitudine di suonare una lettera a caso del codice Morse con il mio campanello di casa!

Questa semplicità realizzativa rende i ricetrasmettitori per codice Morse estremamente compatti e di consumo molto limitato, quindi si prestano a meraviglia per il QRP (vedi) e l'uso in "field-day" (vedi).

Il codice Morse presenta anche un altro grosso pregio: grazie al suo spettro molto limitato ed all'andamento acceso-spento è molto poco sensibile al rumore, per cui un segnale telegrafico rimane intellegibile anche in condizioni estreme, quando altri sistemi di modulazione da noi utilizzabili hanno già da un bel po' alzato bandiera bianca.

Questo consente di effettuare collegamenti anche in condizioni di cattiva propagazione oppure, in modo reciproco, di ottenere lo stesso risultato risparmiando energia.

Macaroni

Appellativo onorifico rivolto agli operatori Italiani dai colleghi stranieri quando vengono colti sul fatto, nel pieno di quei comportamenti scorretti in cui i suddetti stranieri non cadono mai. Naturalmente...

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N

Nominativo

Sigla ufficiale che identifica una stazione di radioamatore (la stazione e quindi il suo responsabile, non la persona che in un determinato momento la sta usando) a livello mondiale. Non è un nomignolo simpatico tipo "Lupo Rosso" o "Bora Bora", ma è un codice che identifica la Nazione e la Regione di appartenenza: l'identificazione precisa della stazione in questo ambito è data dal suffisso.

Per esempio, il mio attuale nominativo è IW2CUH: la "I" rappresenta l'Italia, il "2" la Lombardia e fra i radioamatori lombardi io sono "CUH". La "W" sta ad indicare che dispongo di una licenza "speciale", soggetta a certe limitazioni: quando riceverò la nuova licenza, il mio nominativo cambierà in IZ2xxx, in cui la "Z" indica la nuova serie di nominativi e le tre lettere "xxx" del suffisso mi saranno comunicate a tempo debito.

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O

OM

Dall'inglese "old man", sta ad indicare in gergo il radioamatore, sia in senso generico che, quando necessario, con riferimento al sesso maschile: in questo caso la sigla corrispondente per il sesso femminile è "YL" (young lady) o, poco cavallerescamente, "XYL" (ex-young lady) riferendosi ad una donna sposata.

Di questi "OM" al mondo ce ne sono circa due milioni, di cui oltre la metà concentrati fra Stati Uniti e Giappone. In Italia siamo circa 40.000.

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P

Packet

Sistema di trasmissione digitale che consiste nell'invio al corrispondente di "pacchetti" di caratteri (da cui il nome) che includono anche un codice di rilevazione di errore. In caso di presenza di errori il protocollo prevede la ritrasmissione dell'intero pacchetto fino ad ottenerne il trasferimento corretto (beh, entro un certo tempo limite, per la verità).

Questo sistema consente ai radioamatori di far dialogare fra loro i rispettivi computers (ormai non c'è quasi stazione di OM che sia sprovvista di un PC) e rende quindi possibile l'interscambio di informazioni e di files, assicurando nello stesso tempo l'esattezza dei dati ricevuti.

In pratica, il packet può essere visto come una specie di Internet per radioamatori. Non si deve con questo intendere che vengano scambiate pagine tutte colorate e spettacolari: nel nostro caso l'interscambio punta esclusivamente sulla sostanza delle informazioni ed uno degli aspetti più interessanti del packet è la possibilità di ricevere informazioni in tempo reale.

Pile-up

Mi vien voglia di tradurlo "ammucchiata". Il pile-up mi evoca l'immagine di quello che fanno le mosche in montagna intorno ai "resti" del passaggio delle mucche (boàce, nel dialetto di mia moglie...).

Nel caso del pile-up, la parte della "boacia", con tutto il rispetto, la fa la stazione DX (vedi) e quella delle mosche la fanno tutti gli altri, ansiosi di aggiungere anche quella località alla lista delle prede lavorate.

Come in tutte le attività umane, anche nel pile-up si possono trovare vari tipi di approcci, in funzione dell'indole e delle possibilità della stazione. Si va quindi dalla forza bruta ("gli sparo giù i miei tre kilowatt e voglio proprio vedere se non passo"), all'astuto tempismo nel cercare di sfruttare i pochi tempi morti, allo squallore di farsi passare il rapporto di ascolto da un intermediario senza realmente collegare la stazione DX.

Già, perchè anche qui, come in tutte le attività umane, c'è chi è disposto a barare anche con se stesso pur di gustare la sensazione, più o meno giustificata, di aver avuto successo! Bah!

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Q

QRB

Nella forma interrogativa del codice Q letteralmente significa: "quanto dista la tua stazione dalla mia?".

Nel nostro gergo sta ad intendere genericamente "distanza in linea d'aria". Pertanto, se io dico che il miglior QRB che io abbia mai realizzato in un QSO è stato di circa 500 km intendo dire che il radioamatore più distante che abbia mai collegato si trovava a circa 500 km da dove mi trovavo io. In effetti, io ero a casa mia e lui era da qualche parte in Croazia.

QRP

Nella forma affermativa del codice Q letteralmente significa: "riduci la potenza di trasmissione".

Per noi questa sigla sta a rappresentare gli apparati di debole potenza, ove il termine "debole" è funzione della banda di emissione, visto che per esempio 10 watt sono proprio pochino sugli 80 metri ma sono una potenza rispettabile sui 3 centimetri.

In linea di massima non esistono apparati commerciali QRP, o almeno non ne esistono più nuovi mentre si può trovare in giro qualche QRP usato degli anni '70. Pertanto, il QRP è il regno degli autocostruttori. Col tempo, l'impostazione di questi piccoli apparati è diventata quella di realizzare ricetrasmettitori tascabili dal consumo complessivo irrisorio, allo scopo di esplorare le possibilità della trasmissione a lunga distanza nell'ottica del risparmio energetico. Come conseguenza pratica e data la poca potenza disponibile, gli apparati QRP sono quindi spesso concepiti per essere usati solo in telegrafia (vedi la voce "Morse" per una dissertazione sui perchè).

QSL

Nella forma affermativa del codice Q letteralmente significa: "confermo la ricezione del messaggio".

Nel nostro mondo invece l'espressione ha due significati: il primo viene usato durante il QSO ad intendere "OK", "tutto bene" e cose del genere, il secondo si riferisce alla cartolina di conferma che è d'uso scambiarsi, appunto a conferma dell'avvenuto collegamento.

La cartolina QSL o più semplicemente "la QSL" per molti è l'ambito trofeo del collegamento: in quanto tali, le migliori vengono affisse al muro accanto alla stazione, stile testa imbalsamata del leone.

Uno dei motivi dell'attrazione che esercita sul DX'er è che la QSL è il documento che comprova l'avvenuto collegamento ai fini dei vari diplomi. Pertanto, la QSL è un articolo molto ambito e plichi di cartoline viaggiano spesso e volentieri da un capo all'altro del mondo.

Ce ne sono di tutti i generi: da quelle semplici semplici, con soltanto il nominativo in bella evidenza e le caselline per scrivere le informazioni necessarie, a delle vere opere d'arte grafica, eleganti e coloratissime. E con le caselline per scrivere le informazioni necessarie, naturalmente!

QSO

Nella forma interrogativa del codice Q letteralmente significa: "puoi collegare la stazione X direttamente?".

Con il termine QSO noi intendiamo quello che è l'essenza dell'attività radiantistica: il collegamento radio. Il QSO può avere luogo fra due o più operatori e deve essere svolto in uno dei vari sistemi di trasmissione e di modulazione consentiti: in fonia, in telegrafia, via telescrivente, via segnale televisivo a scansione veloce o lenta, via satellite, via riflessione lunare, eccetera eccetera.

In fondo, lo scopo ultimo del radiantismo è di vedere se con le proprie attrezzature e capacità operative si riesce a collegare qualcuno. Basta porsi degli obiettivi e perfezionarsi per perseguirli: ciascuno si deve trovare i suoi. Un obiettivo può essere studiare una particolare tecnica di trasmissione, procurarsi le attrezzature necessarie (o costruendole o acquistandole) e vedere quanto distante si riesce ad inviare il proprio segnale. Un altro obiettivo potrebbe essere, ad esempio, quello di collegare un radioamatore per ciascuno degli Stati Uniti o delle Provincie italiane. E via dicendo: il solo limite è la propria fantasia, rispetto delle norme a parte!

Insomma, tutto il nostro mondo in pratica consiste nel "fare QSO": lunghi o corti, facili o difficili, belli o brutti, ma sempre di QSO si tratta!

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R

Ricetrasmettitore

Il componente fondamentale di una stazione radioamatoriale. Per la verità, a volte le due funzioni di trasmissione e ricezione sono separate, ma questa impostazione tende ad essere al giorno d'oggi meno diffusa.

I tipici ricetrasmettitori di oggi consentono di operare su molte bande e contengono una marea di gadgets dall'utile alla giapponesata, passando per tutte le sfumature intermedie, quasi tutti hanno gli occhi a mandorla e tutti costano un pacco di soldi: si va dal mezzo milione del palmare VHF ai sei-sette milioni per una base HF, che almeno per quel mucchio di quattrini fa tutto, ma proprio tutto. Anzi, talmente tutto che quasi non serve più neanche il radioamatore...

Per fortuna c'è anche l'usato e si riesce a trovare in giro un vecchio ma ancora dignitoso apparato HF degli anni '70 sulle 500-600 mila lire. Per quanto riguarda me, spero di riuscire a farmi arrivare dagli Stati Uniti un HW-101 del 1970 per ben 50 dollari più spese di spedizione: per iniziare nelle HF va più che bene, poi vedremo.

"Ma," chiederà qualcuno,"e l'autocostruzione?". Beh, sono passati i tempi in cui l'appassionato si ritagliava i condensatori variabili nel lamierino di ottone, per il semplice motivo che farsi un apparato che sia competitivo come prestazioni rispetto ad uno commerciale richiederebbe un impegno improponibile sia in senso temporale, che economico, che tecnico. Gli autocostruttori di ricetrasmettitori oggi per lo più si orientano sui cosiddetti QRP (vedi), piccoli apparati in telegrafia a bassa potenza, con l'obiettivo di realizzare i migliori collegamenti possibili all'insegna del risparmio energetico.

Riflessione

Da non intendere in senso meditativo o introspettivo...

La riflessione per noi è un brutto vizio che a volte colpisce il sistema trasmettitore/linea/antenna ed è causato dal non corretto adattamento fra le impedenze delle sue varie parti. Questo difetto comporta la perdita di parte della potenza prodotta dal trasmettitore. Nei casi pi&ugravi; la radiofrequenza non correttamente inviata in antenna può provocare inconvenienti nelle nostre apparecchiature e talvolta disturbi ad altri ricevitori posti nelle vicinanze. (vedi anche Rosmetro)

Rosmetro

Strumento di misura quasi sempre presente in una stazione di radioamatore. Ha la funzione di misurare il disadattamento di impedenza fra l'apparato di trasmissione e il cavo che porta il segnale all'antenna.

Per capirsi, questi punti di giunzione fra apparato e linea e fra linea ed antenna possono essere assimilati a giunti fra tubi idraulici: se i due tubi sono uguali, l'acqua passa senza problemi, se c'è una differenza di sezione vengono fuori i guai, perchè si ha o un aumento o una perdita di pressione.

Nel caso della radiofrequenza, questo comporta un imperfetto passaggio di energia verso l'antenna, il che in pratica vuol dire che non si riesce a trasmettere tutta la "birra" che si produce.

Ma dove va a finire l'energia non trasmessa? Purtroppo, ritorna nel trasmettitore e viene dissipata nello stadio finale. Nei casi normali non succede nulla di più che sprecare un pochino di potenza, ma nei casi più sfigati si possono avere danni ai tubi o transistor di potenza (peccato, costano un sacco di soldi...) e può anche aversi la generazione di frequenze spurie, che vengono poi irradiate, con vibrate proteste dei condomini...

Infine, spesso al rosmetro è associato anche un wattmetro, che misura la potenza emessa dal trasmettitore: si sa di certuni che ormai riescono a raggiungere l'orgasmo solo quando vedono la lancetta che si accartoccia a fondo scala...

Rotore

Motore elettrico usato per far ruotare le antenne direttive su un opportuno asse, in maniera di poterle orientare nella direzione del segnale desiderato ed escludendo eventuali altri segnali provenienti da direzioni diverse.

Il movimento del rotore viene controllato da un opportuno sistema semiautomatico detto "control box", su cui l'operatore della stazione può impostare la direzione desiderata: il sistema di controllo provvede poi a pilotare il rotore fino al suo raggiungimento.

I tipi più comuni di rotori servono per il movimento nel piano orizzontale, ma esistono anche rotori per il puntamento verticale delle antenne, utili per l'inseguimento dei satelliti, degli Space Shuttle e della luna, per gli appassionati di questi tipi di trasmissioni.

RTTY

Sigla che rappresenta l'espressione "Radio TeleTYpe", ossia radiotelescrivente.

Si tratta di un vecchio classico del radiantismo, precursore in qualche modo degli attuali metodi digitali. In origine si usavano le stesse ingombranti e rumorose telescriventi impiegate per la trasmissione dei telex e si interponeva fra il ricevitore e la telescrivente un opportuno adattatore per tradurre i toni usati nella trasmissione in comandi per la macchina. La sintonia esatta del segnale ricevuto era piuttosto critica e si usava un oscilloscopio pilotato sull'asse X-Y per la centratura, sfruttando la figura di Lissajous ottenuta: quando diventava un cerchio la sintonia era perfetta. O, almeno, così mi ha raccontato un vecchio RTTY'er: io personalmente non l'ho mai fatto. Troppo casino...

Adesso le stesse funzioni si possono realizzare con la comunissima scheda audio del PC e con un software adatto, che fa tutto inclusa la funzione dell'oscilloscopio. Soprattutto, non fa fracasso e non mangia chilometri di carta perforata...

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S

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T

Traliccio

Il sogno di ogni radioamatore: un bel traliccio tipo ENEL con in cima un bel cespuglio di antenne, una per banda.

In realtà, pochi possono osare tanto e la struttura portante delle nostre antenne di solito varia da una palina per TV con su una antenna per VHF, ad un piccolo traliccio di tre o quattro metri sul terrazzo condominiale fino ad arrivare ad un traliccio di una dozzina di metri piantato in giardino. Quest'ultimo è già abbastanza un lusso e chi lo possiede viene guardato con una certa invidia.

Per quanto mi riguarda, io ho fatto così: durante i lavori di rifacimento del tetto di casa ho fatto annegare nel cemento armato del colmo una piastra di ferro dalla quale partono quattro grosse viti disposte secondo un quadrato. A queste ho poi imbullonato un palo di ferro lungo due metri al quale sono assicurati il rotore ed il "mast", ossia il palo rotante che sostiene le antenne. Diciamo che in giro c'è di meglio, ma anche di peggio...

Transverter

Il transverter è un sistema economico per andare ad operare su una banda per la quale non si ha un apparato adatto. Consiste in un dispositivo che trasla il segnale generato dal trasmettitore dalla banda di frequenza originaria a quella desiderata e che svolge la stessa funzione alla rovescia per quanto riguarda il segnale ricevuto.

Per esempio, molti radioamatori con licenza speciale hanno adottato questo sistema per poter operare sulla banda dei 50 MHz, quando questa è stata messa a loro disposizione: avendo in casa un apparato in grado di trasmettere e ricevere sulla banda dei 144 MHz, hanno aggiunto a questo un transverter 144-50 MHz, in modo di spostare il segnale generato in 144 MHz di 90 MHz in basso ed uscire quindi sui 50 MHz desiderati.

TVI

"TeleVision Interference", il nemico numero uno! Si tratta del problema che a volte insorge trasmettendo e che si manifesta in un disturbo nella ricezione da parte del televisore di un vicino.

Di norma, il vicino disturbato è il più litigioso di tutto il condominio, il programma che stava guardando è quello che non rinuncerebbe mai a vedere e quando viene a protestare è esattamente nel momento in cui dopo un'ora di tentativi si è riusciti a "passare" attraverso un pile-up. Murphy docet...

Scherzi a parte, si tratta di un problema delicato, perchè coinvolge persone diverse, ciascuna delle quali cerca di difendere un proprio diritto: per il radioamatore quello di trasmettere, per il vicino quello di guardare la TV. Naturalmente, nessuno dei due diritti è prevalente rispetto all'altro.

In linea di massima, d'altronde, ciascuno dei due deve fare qualcosa per risolvere il problema: se da una parte il radioamatore deve ricontrollare la bontà della sua emissione ed eventualmente mettere a punto eventuali imperfezioni, dall'altra parte l'utente televisivo ha per le mani un dispositivo che, per quanto costoso possa essere, non è neppure lontanamente di levatura tecnica ineccepibile, per la sana teoria rigorosamente perseguita dai fabbricanti di televisori che "meno spendo a produrre, più guadagno a vendere".

In altri termini, in un normale televisore domestico, anche di alta qualità, la parte che ha la funzione di ricevere il segnale desiderato ed estrarlo dalla massa di tutti gli altri segnali a radiofrequenza presenti in ogni momento nell'etere non presenta le necessarie doti di selettività e di intermodulazione, non solo rispetto al problema contingente ma a volte anche rispetto alle specifiche internazionali, come per esempio le normative CEE o FCC.

La soluzione in molti casi è quella di "aiutare" il televisore anteponendo un adatto filtro all'ingresso dall'antenna, cosa alla quale qualunque radioamatore è in grado di provvedere, oltre ad essere ben disposto a farlo. In qualche altro caso può essere necessario un intervento più complesso, che va studiato caso per caso.

Infine, l'intervento tramite avvocati è in assoluto il più complesso e di lunga soluzione di tutti, per cui è da sconsigliare caldamente a chiunque, esclusi coloro che hanno tempo e denaro da sprecare!

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U

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V

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W

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X

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Y

Yagi

Più propriamente, Yagi-Uda, dal nome dei due giapponesi che hanno inventato questo diffusissimo tipo di antenna. Si tratta dello stesso tipo di antenna che decora i tetti di tutte le case italiane, a volte con un pregevole "effetto puntaspilli": la classica antenna usata per "prendere" i canali della RAI è per l'appunto di questo tipo. Le mie antenne stesse (vedere foto) sono Yagi.

Si tratta di una antenna di dimensioni contenute e di buone (talvolta ottime) caratteristiche di direttività: questo ovviamente comporta l'adozione di un rotore per il suo puntamento nella direzione desiderata.

Aspetto distintivo della Yagi è il numero dei suoi elementi: più sono e migliore è la direttività dell'antenna.

YL

Sigla che rappresenta una specie rara: le radioamatrici, in gergo "young ladies", per l'appunto. Non ho dati precisi ma credo che la percentuale di operatrici sul totale sia inferiore al 10%. Per quanto mi riguarda, non mi è mai capitato di collegarne una!

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Z

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