| Unione Europea | Repubblica Italiana | Regione Marche | Provincia di Macerata | | Comune di Treia |


ABITANTI: 9353
ALTEZZA
s.l.m. mt. 342
SUPERFICIE: Km2 93,6
C.A.P.: 62010
DISTANZA DA MACERATA: Km 15
PREFISSO TELEFONICO: 0733
MUNICIPIO: 0733-218709 P.za della Repubblica, 2
CARABINIERI: 0733-216268
POLIZIA MUNICIPALE: 0733-218725
POSTE ITALIANE: 0733-215158

FRAZIONI: Passo di Treia, Chiesanuova
Proloco: 0733-218703


CALENDARIO DELLE MANIFESTAZIONI:
Marted' di carnevale:  Carnevale Passotreiese 
Domenica di Maggio: Sagra del calcione e del Raviolo
Luglio/Agosto: Disfida del Bracciale
Agosto: Festa e Fiera di San Vito
Settembre: Settimana Passotreiese, Sagra della polenta
Ottobre: Mercatino attrezzature fotografiche
da Santo Stefano all'Epifania: Rappresentazione presepio vivente


CENNI STORICI
L'antica Trea derivò il suo nome da quello della Trea-Jana, divinità di origine greco-sicula che qui era venerata. Fondata dai romani, forse nel 380 a. C., Trea sorgeva a circa due Chilometri dall'attuale centro, nella località oggi detta del S.S. Crocifisso.
Dapprima colonia e poi, nel 109 a. C., Municipio, raggiunge ragguardevole estensione urbana e notevole importanza militare.
Situata su una diramazione della Via Flaminia, al decadere dell'Impero subì varie devastazioni ad opera degli eserciti barbarici che percorrevano la penisola in direzione di Roma. Gli abitanti superstiti, per salvarsi dai ricorrenti incendi, rapine e saccheggi, si rifugiarono su tre piccoli colli che sorgevano non lontano dalla città romana; a questa, ormai quasi deserta, niente era valso passare già dal 1X secolo sotto la giurisdizione del Pontefice romano.
All'inizio del X secolo, la popolazione dei tre colli era ormai così numerosa da costituire una vera propria città nuova cui fu dato il nome di Montecchio (da Monticulum o Monteclum, ossia "piccolo monte"). Pur rimanendo sotto il governo del Pontefice, Montecchio si diede ben presto ordinamento da Comune ed allargò tanto il proprio insediamento da comprendere nel suo perimetro i tre castelli sorti inizialmente sui tre picchi: il castello dell' Onglavina, quello dell'Ecle e quello del Cassero. Ad ulteriore fortificazione furono costruite, all'incirca in questa epoca, le attuali mura e le rocche e furono annessi i castelli di San Lorenzo e Pitino, situati l'uno a ridosso della vicina montagna e l'altro a difesa della vallata del potenza, verso San Severino Marche.
Durante le lotte tra Papato e Impero, la città fu cinta d'assedio nel 1239 dalle truppe di Enzo, figlio naturale di Federico II e, nel 1263 da quelle di Corrado d'Antiochia. Montecchio resistette valorosamente all'assedio di re Enzo e riuscì addirittura a far prigioniero Corrado dopo aspro scontro svoltandosi nella zona antistante la porta di Vallesacco.
Nel XIV secolo fu soggetta alla Signoria dei Varano e, quindi, con alterne vicende, a Francesco Sforza; nel 1447 fu posta dal Pontefice sotto l'autorità di Alfonso d'Aragona; ritornata sotto il diretto governo della Chiesa, Giulio II la cedette nel 1550 al cardinale Cesi.
Episodio importante nella vita di Montecchio fu la ricostituzione, nel XVIII secolo della locale Accademia dei Sollevati: questa, fondata nel 1430 con finalità poetico-letterarie dal concittadino Bartolomeo Vignati, poi Vescovo di Senigallia, aveva già vissuto un lungo ed intenso periodo di attività culturale; ecco allora che,nel 1778, alcuni illuminati cittadini, in armonia con lo spirito dei tempi, sentirono l'esigenza di dare ad essa nuovo statuto e nuovi intenti. La si ricostituì, quindi, con il nome di Accademia Georgica e con lo scopo di "dare opera ed incoraggiamento a studi razionali e pratici" che valessero "a migliorare l'agricoltura dell'industria, ed a tenere in onore le scienze, le lettere e le arti".
I risultati raggiunti nella ricerca e nella speri mentazicme agricola, pubblicati nel "Giornale di Arti e Commercio" che l'Accademia stampava, la resero in breve famosa in tutta l'Europa, tanto che i Ministri dell'Agricoltura della Francia e del Belgio ordinarono di portare avanti gli esperimenti a loro spese e 10 stesso Napoleone I, al tempo della Repubblica Cisalpina, pensò di farne un centro di cultura agraria in Italia. Si devono ai ricercatori dell'Accademia Georgica il primo esperimento di estrazione di olio dai semi e l'introduzione nella zona di nuove utilissime culture; essi condussero anche sistematiche osservazioni meteorologiche allo scopo di meglio conoscere gli effetti delle condizioni atmosferiche sulle culture e sull'uomo.
Furono membri dell'Accademia uomini illustri come Volta, Tiraboschi, Spallanzani, D'Alembet, Mommsen.
Oltre ad un orto botanico, ad una biblioteca e ad un museo, gli accademici provvedettero anche alla costituzione di un centro di formazione professionale giovanile, forse uno dei primi sorti in Italia.
Nel 1790 Pio VI conferì alla comunità montecchiese il titolo di Città, restituendole l'antico nome di Treia. Nel 1798, insieme alle altre città dello Stato Pontificio, Treia visse la brevissima esperienza della Repubblica Romana voluta da Napoleone e, finalmente, con quelle, fu annessa al Regno d'Italia, nel 1860, dopo la battaglia di Castelfidardo.
II resto, si può si dire, è storia contemporanea che Treia visse pressoché nell'anonimato, nel senso che non costituì eccezione allo scorrere delle vicende che caratterizzarono la storia d'Italia.
Alcuni treiesi si misero in luce per il loro coraggio nel corso di imprese risorgimentali: Luigi Bonvecchi che partecipò alla spedizione dei Mille, Giovanni Sacchi che morì a Bezzecca nella terza guerra d'Indipendenza e Don Pacifico Arcangeli, medaglia d'oro nella prima guerra mondiale. Numerosi altri treiesi parteciparono ad imprese militari con le truppe regolari del Regno d'Italia: in loro memoria, la Società Operaia fece erigere nel 1888 il monumento a Vittorio Emanuele II, in Piazza Arcangeli.

Una importante pagina della storia e della tradizione cultura di Treia è legata ad uno sport che ha contribuito ad accrescere la notorietà di questa antica cittadina marchigiana. Si tratta del "Gioco del pallone col bracciale" il cui personaggio più rappresentativo è stato il celebre giocatore locale Carlo Didimi, immortalato anche dal poeta Giacomo Leopardi che nel 1821 gli dedicò la famosa canzone "A un vincitore nel pallone".

NOTIZIE STORICHE
Il gioco del pallone con il bracciale fa parte della grande e antica famiglia degli sports sferistici, quelli cioè effettuati usando, come elemento indispensabile, una palla. Il gioco del bracciale ha perciò radici antiche anche se il suo maggiore sviluppo è avvenuto nell'epoca rinascimentale quando, favorito da principi e signori, raggiunse vertici tanto elevati di spettacolarità e notorietà da suscitare grande entusiasmo popolare e costituire argomento per componimenti di letterati e poeti.

 

LE ARENE-SFERISTERI
Il gioco si praticava in speciali arene, dette sferisteri, realizzate soprattutto nel Settecento e nell'Ottocento in molte città grandi e piccole dell'Italia centro-settentrionale.
Queste arene avevano delle precise caratteristiche: anzitutto necessitavano di un terreno piano e ben battuto, lungo dai 90 ai 100metri e largo dai 16 ai 18, con intorno un po' di spazio per il pubblico e, soprattutto, era indispensabile un muro d'appoggio laterale alto una ventina di metri.

L'ARENA "C. DIDIMI" DI TREIA
Lo sferisterio di Treia, costruito sotto la direzione dei capimastri De Mattia e Graziosi, venne inaugurato nel 1818 con una spettacolare partita a cui partecipò il giovane Carlo Didimi. Recentemente, per esigenze di viabilità, l'arena è stata trasformata in una strada con annesso parcheggio. In occasione della sfida, torna ad essere tale.

NOTIZIE TECNICHE SUL BRACCIALE E SUL PALLONE
Tecnicamente il gioco del bracciale ricorda il tennis anche se le differenze sono più evidenti delle analogie: consiste nel respingere da una metà all'altra del campo un pallone usando al posto della racchetta un bracciale.
Questo strumento è costituito da un manicotto ricavato da un unico pezzo di legno di sorbo.
E scavato all'interno in maniera corrispondente al polso del giocatore e ha dei fori cilindrici in cui vanno a connettersi delle punte di corniolo lateralmente a contatto tra loro. Il tutto per un peso di circa due chili. II pallone, che pesa circa tre etti e mezzo, un tempo era costruito esternamente con spicchi, cuciti insieme, ricavati dalla pelle più dura della vacca mentre la camera d'aria si ricavava utilizzando la pelle più morbida dello stesso animale. Oggi i palloni, pur conservando le antiche caratteristiche, vengono costituiti con tecniche e materiali moderni.
NOTIZIE TECNICHE SULLA COMPOSIZIONE DELLE SQUADRE E SU ALCUNE FASI DI GIOCO

Le squadre sono composte da tre giocatori detti, a seconda del ruolo, battitore, spalla e terzino. Vi è poi un personaggio estraneo al gioco, ma assai importante, detto mandarino.
Costui ha il compito di lanciare (mandare) la palla al battitore nel momento in cui questi scende con slancio da un trampolino inclinato per colpire il pallone col bracciale.
È questa la spettacolare azione della battuta che, come nel tennis, mette in movimento la palla all'inizio di ogni gioco. E, come per il tennis, anche per il gioco del bracciale il conteggio dei punti è un quindici. Ogni partita è divisa in frazioni dette "trampolini" solitamente comprendenti quattro giochi. Tra le numerose caratteristiche tecniche che contraddistinguono il gioco del bracciale va ricordata la "volata" che consiste nella conquista del punto spingendo la palla, fuori campo, alle spalle dei giocatori avversari e la possibilità di utilizzare come appoggio il muro laterale che fa parte integrante del gioco in quanto su di esso la palla può regolarmente rimbalzare.

I CAMPIONATI NAZIONALI PER LA CONQUISTA DELLO SCUDETTO

In Italia è esistita una federazione che ha svolto regolari campionati nazionali fino al 1963. Le due formazioni di Treia la Carlo Didimi e la Pro Loco - hanno alternato le proprie fortune vincendo il titolo nazionale negli anni: 1946, 1947, 1953, 1955, 1956, 1957, 1960.
Diversi sono stati i giocatori treiesi che, negli anni d'oro di questo sport, hanno scelto come professione il gioco del pallone col bracciale, ottennero successi con le più rinomate squadre nazionali.

LA RIPRESA DELL'ATTIVITÀ AGONISTICA A LIVELLO NAZIONALE
Organizzato dal Comitato Nazionale, riconosciuto dalla Federazione Italiana Pallone e Tamburello, dal 1992 si disputa nuovamente il campionato nazionale di bracciale, cui partecipano le squadre di Cesena, Cigoli, Faenza, Mondolfo, Santarcangelo di Romagna e Treia; lo scopo è quello di rinverdire la tradizione del bracciale presso i Comuni che da sempre hanno praticato questo nobile sport, nella speranza che altre realtà aderiscano all'iniziativa in modo tale da far conoscere il gioco del pallone a bracciale a livello nazionale, facendogli compiere quel salto di qualità che lo possa portare a riacquistare i fasti del passato.
LA DISFIDA DEL BRACCIALE
lninterottamente dal 1978 si celebra a Treia la "Disfida del Bracciale", bellissima manifestazione di risonanza nazionale che si tiene la prima domenica di agosto, preceduta da dieci giorni di festeggiamenti che iniziano il venerdì che precede l'ultima domenica di Luglio: si tratta di una sorta di torneo rionale che vede impegnate le squadre dei quattro quartieri cittadini per la conquista di un palio e di un trofeo da costudire per un intero anno. Per tutto l'arco di un tempo interessato dalla Festa, ogni sera Treia si anima: nel contesto degli addobbi e delle scenografie predisposte dai quartieri, si aprono le caratteristiche taverne che presentano tratti particolarmente ricercati, si allestiscono botteghe artigiane che vendono i prodotti più genuini, si attrezzano laboratori dove espongono pittori e scultori, si realizzano spettacoli itineranti con coinvolgimento degli spettatori, il tutto in un clima di grande festosità.
Il monumento agonistico della Disfida, poi, è preceduto e seguito da sfilate in costume e da rigorose cerimonie protocollari che si richiamano all'epoca di Carlo Didini, cioè alla prima metà dell'Ottocento.


Testi e foto per gentile concessione di Progetto Italia s.r.l -Cagli (PS) Tel. 0721-781693

Impaginatura a cura di IK6COX Zeno Della Ceca

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