Caldarola
deve il suo nome con molta probabilità, al termine latino "calidarium"
con la quale si indicava la "stanza con la vasca di acqua
calda" delle terme (la zona sarebbe stata infatti ricca di acque
solfuree).
La tradizione locale fa risalire le origini del paese al IV secolo d.C.,
quando un gruppo di cristiani, sfuggiti alle persecuzioni, giunto sul
"Colle del Cuculo" (Colcù) edificò un primitivo centro
urbano. Con maggiore probabilità il centro caldarolese è sorto, come
villaggio rurale, ai piedi di una torre di difesa longobarda o bizantina
in epoca precedente al IX-X secolo.
Al
termine del XII secolo la vicenda caldarolese si inserisce nella lotta
tra il Papato e l'Impero. I Pontefici per assicurarsi la fedeltà di
Camerino, infatti, concessero in feudo il territorio di Caldarola allo
stato Camerte. Solo agli inizi del '400 il paese riuscì ad ottenere
l'indipendenza sancita dalla Bolla di emancipazione di Eugenio IV
(1434). La grande fioritura si ebbe però nel pieno '500 ad opera della
famiglia dei Conti Pallotta ed in particolare dei Cardinale Evangelista,
il quale, divenuto prefetto della fabbrica di San Pietro sotto il
pontificato di Sisto V, ingrandì ed abbellì il castello di famiglia e
trasformò radicalmente il centro urbano che, da modesto castrum
medievale, divenne una spaziosa cittadina rinascimentale. La
trasformazione urbana di Caldarola avvenne dalla fine del '500 ai primi
decenni del '600. Abbattute le antiche mura che racchiudevano il "castrum"
medievale, sistemò la piazza principale con la costruzione del Palazzo
dei Cardinali, della Collegiata di San Martino, con le nuove strade
(perpendicolari alla piazza, con struttura a tridente). L'impianto
urbano assunse un aspetto razionale e moderno, secondo i dettami voluti
dall'urbanistica sistina. Il Cardinale Evangelista Pallotta volle così
imprimere un volto nuovo al suo paese d'origine ed inviò a Pian di Gea
l'area più adatta per l'edificazione di case destinate alle attività
artigianali (nove case dei "lanaioli" e dei
"setaioli" - Via Durante), mentre nelle vicinanze della piazza
edificò il Palazzo dei Priori ed il Palazzo del Podestà (Via Pallotta).
Si deve a lui anche la riorganizzazione dell'area attorno alla nuova
chiesa di San Gregorio, la
sistemazione del Borgo Fiorenzuola per i lavori di pellami, la
ristrutturazione dell'ospedale dell'Annunziata, l'edificazione
dell'ospedale e della chiesa di San Rocco. La diretta soggezione alla
Chiesa dei comune di Caldarola perdurò fino al 1799, anno in cui il
dominio pontificio fu abbattuto dalla rivoluzione francese. Terminata la
parentesi "napoleonica", il paese ritornò allo Stato
Pontificio fino al 1861, anno in cui la terra marchigiana venne annessa
al Regno d'Italia.
Museo Civico:
Situato negli imponenti sotterranei
del cinquecentesco Palazzo del Podestà è attualmente diviso in due
sezioni, entrambe legate alla storia del paese: la prima è, infatti,
dedicata agli studi artistici architettonici dell'assetto urbanistico
sistino di Caldarola stessa; la seconda, molto più ampia, ospita opere
di artisti contemporanei di fama internazionale sul tema della
Resistenza e dell'Olocausto degli Ebrei durante la seconda Guerra
Mondiale. Il compendio delle opere pittoriche, scultoree e grafiche
sinora giunte al Museo offre la possibilità di poter apprezzare una
grande raccolta d'arte, che è anche un nuovo patrimonio artistico e
storico non solo di questo piccolo comune marchigiano, ma anche
dell'intera umanità che può trovarvi un'ampia documentazione di quel
tragico periodo storico da cui è scaturito il riscatto civile della
società contemporanea. Tra le 200 opere in mostra si possono ammirare
quadri di
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Renato
Guttuso, Aligi Sasso, Eva Fisher, Ernesto Treccani, Ennio Calabrio... e
sculture di Umberto Mastroianni, Valeriano Trubiani, Cascella...
Teatro Comunale:
Costruito all'interno dei cinquecentesco Palazzo dei Podestà agli inizi
dell'800 con una struttura in legno di 22 palchetti, venne completamente
ristrutturato ed allargato nel 1906 secondo i canoni artistici di quegli
anni.
Dopo
il crollo dei soffitto, alla fine degli anni '50, il Teatro è risorto
alla bellezza nel 1985. Il soffitto e l'ingresso sono stati affrescati
rispettivamente dagli allievi dell'accademia delle Belle Arti di
Macerata e da Mercorelli Fabrizio e Cavicchiola Maurizio, con la figurazione delle 4
Stagioni e la rappresentazione dei castelli Caldarolesi. Ogni anno il
Teatro ospita compagnie di fama nazionale (ha visto calcare le scene tra
l'altro, da Salvo Randone, Lina Sastri, Flavio Bucci) e compagnie
dialettali dell'alto maceratese; nonché concerti di musica jazz. Nel
mese di settembre vi si svolge la "Rassegna Nazionale dei Giovani
Diplomati" dei Conservatori di tutt'italia.
Stanza del Paradíso:
Così denominata per le scene
raffigurate dagli affreschi, dedicate all'arte venatoria (paradisòs, in
greco indica appunto il giardino, il luogo della caccia), questa stanza
è un piccolo gioiello incastonato all'interno del Palazzo dei Cardinali
Pallotta. Le scene di caccia, animate da cavalli impennati, levrieri,
cacciatori, cinghiali, struzzi, orsi e tori, racchiudono un paesaggio
esotico ed immettono in un mondo lirico, di sapore arcadico.
I petti nudi e le figurazioni del soffitto ci riportano al clima
classicistico rinascimentale e sottolineano l'amore per l'arte del
Cardinale Evangelista che adibì questa stanza a suo studio privato.
Malgrado gli storici Caldarolesi attribuiscano gli affreschi a Simone de
Magistris, i critici sono oggi più propensi a pensare che l'opera
appartenga alla mano di un pittore di grido, appositamente fatto venire
da Roma di cui non si hanno altre notizie.
Cappella del Rosario:
Ali interno della Chiesa di San
Gregorio è possibile ammirare uno dei pochi esempi al mondo di arte
liberty a tema religioso: la Cappella dei Misteri del Rosario (1918) di
Augusto Mussini (fra' Paolo), che fa da corona al quadro di Andrea de
Magistris e Durante Nobili dedicato appunto alla Vergine del Rosario.
Incorniciano gli angoli e la volta ghirlande di rose che partono da
anfore antiche, simboli del passaggio tra l'Antico e il Nuovo Testamento
e dunque, del cammino dell'umanità verso la salvezza.
Castello Pallotta:
Il Castello Pallotta dà un volto
indimenticabile a tutto il paese di Caldarola: dall'alto del colle si
impone con l'armonia di una costruzione rinascimentale, che ha preso il
posto delle modeste abitazioni dove una volta aveva dominato il castrum
feudale. Non si hanno notizie certe sulla nascita di questo castello,
nel quale si entra attraverso Porta Camerte, chiusa da un massiccio
portone. Superato il primo cortile con cammino di ronda, saracinesca per
la chiusura dell'entrata e relativa caditoia ci si trova in un atrio
piuttosto buio; nel vestibolo di sinistra si può ammirare l'affresco
del 1485. Dall'atrio si passa nella sala delle carrozze, delle selierie
e delle armi. Attraverso il ponte levatoio si entra nel parco, dove
giganteggia uno dei pini più antichi della regione. Nel piano nobile,
tra le numerose sale, completamente ammobiliate, si distingue la sala da
pranzo, nella quale è conservata una ricca collezione di ceramiche del
'700 e di cristalli di Boemia.
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