(articolo tratto dal numero di settembre 1997 di "La Protezione Civile italiana")
Da sempre in prima linea in tutte le emergenze grandi e piccole che
colpiscono il nostro Paese, i radioamatori dell'ARI Radiocomunicazioni Emergenza, il corpo
di protezione civile dell'Associazione Radioamatori Italiani, certamente rappresentano una
delle strutture pi� collaudate dell'intero panorama del volontariato, basti pensare che i
primi interventi risalgono addirittura all'alluvione del Polesine del '51. L'impiego dei
radioamatori, � bene ricordarlo, avviene esclusivamente per offrire comunicazioni radio
alternative alle normali reti di telecomunicazione nel caso siano in avaria oppure in
procinto di esserlo, come nel caso di una possibile esondazione. In molte esercitazioni
vengono impiegati operatori dell'ARI con compiti di collegamento sia in ambito locale che
nazionale, in particolare tramite la maglia radio ARI che unisce tutte le prefetture
italiane con il Ministero dell'Interno e con il Dipartimento della PC a Roma.
Spesso un'esercitazione coinvolge tanti Enti ed Associazioni, pu�
avere obiettivi diversi, e magari finisce per essere poco adatta all'addestramento di
personale specializzato come i radioamatori, il cui compito essenziale � quello di
permettere comunicazioni radio sicure da qualsiasi localit� e non solo dai campi base
ultra-attrezzati caratteristici delle grandi esercitazioni. Su questa premessa � nata
presso la Sezione ARI di Trieste l'idea di un abbinamento tra una manifestazione
radiantistica ed un addestramento di protezione civile. Ormai da quattro anni la Sezione
triestina partecipa al Field-Day, che altro non � se non una gara tra radioamatori
europei a chi effettua il maggior numero di collegamenti radio nel corso di 24 ore di
operazioni. L'unico requisito richiesto � che le stazioni radio partecipanti devono
operare da postazioni lontane almeno 500 metri dalle abitazioni e senza nessun tipo di
alimentazione elettrica di rete. In parole povere bisogna armarsi di tende e di
motogeneratori e produrre in proprio i circa 3 chilowatt necessari al funzionamento di una
stazione radio in onde corte, delle radio per la fonia in VHF e UHF, delle apparecchiature
per la trasmissione dati sulla rete digitale packet radioamatoriale, e di alcuni personal
computer portatili per l'inserimento dei dati relativi a tutti i collegamenti fatti
nonch� per la trasmissione dei messaggi digitali.
E' subito sembrato che il Field-Day potesse essere un ottimo banco
prova per gli operatori dell'ARI Radiocomunicazioni Emergenza visto che il montaggio del
campo, l'innalzamento delle diverse antenne richieste per le varie bande, la loro
taratura, e l'utilizzo delle innumerevoli apparecchiature, ben si prestano ad un
addestramento di PC, cui va aggiunta l'opportunit� di poter contattare circa un migliaio
di stazioni radio sparse in tutta Europa e tutte nelle stesse condizioni, cio� postazioni
campali situate per lo pi� a distanze variabili tra i 100 ed i 1.600 chilometri, anche se
non mancano i collegamenti con gli antipodi, Stati Uniti, Canada, Sud Africa, Australia e
Giappone. Va ricordato che proprio in occasione del terremoto del Friuli nel 1976 fu
richiesto ai radioamatori italiani un servizio radio con gli USA per permettere ai
numerosi nostri connazionali emigrati laggi� di avere notizie dei propri parenti
friulani. Ecco perch�, sulla scorta delle passate esperienze, si � ritenuto valido anche
l'addestramento su questo tipo di collegamento. Riguardo invece l'utilizzo delle tecniche
digitali, sempre il terremoto del Friuli port� il Ministero delle Poste a richiedere ai
radioamatori l'effettuazione del normale servizio telegrafico pubblico tra le zone
terremotate e la stazione radio costiera delle Poste di Trieste, da cui poi i messaggi
venivano smistati sulla rete telegrafica. Allora si trasmetteva in fonia, ora possono
viaggiare tutta l'Italia tramite la rete packet radioamatoriale, molto simile all'attuale
Internet, senza bisogno di continue trascrizioni ma arrivando a destinazione senza errori.
Peccato che da allora il Ministero delle Poste non si sia pi� ricordato dei radioamatori.
Sembrer� incredibile, ma per allestire la postazione utilizzata a Trieste � stata
necessaria un'autorizzazione del Ministero PT rilasciata dopo nulla osta del Ministero
della Difesa e di quello dell'Interno, a seguito di istanza in bollo da Lire 20.000 (pi�
altro bollo allegato per la risposta) da inoltrarsi almeno un mese prima. L'assurdo � che
anche in caso di calamit� i radioamatori devono seguire queste norme da paese dei
colonnelli, e pochi sono i disastri che si preannunciano con un mese di anticipo. In
compenso si possono trovare in libera vendita nei negozi di elettronica apparecchi radio
ricetrasmittenti in grado di interferire le trasmissioni di Polizia, Carabinieri,
aeroporti, oltre che degli stessi radioamatori. Si aggiunga che ogni 5 anni deve venire
rinnovata la licenza di trasmissione, con un iter simile a cui si aggiungono le visite del
Carabinieri sul posto di lavoro e dai vicini di casa per domandare se il radioamatore sia
un tipo sospetto oppure no, ed avrete il quadro desolante del radioamatore italiano nel
1997 alla vigilia dell'entrata in Europa. Pensate a quanti Carabinieri in pi� ci
sarebbero a combattere i furti e le rapine se non fossero costretti a perdere tempo in
questo modo da simili norme ancora oggi vigenti! L'unica consolazione � rappresentata
dall'approvazione della Legge che autorizza l'assegnazione alle associazioni di
volontariato regolarmente censite di frequenze gratuite per il servizio di protezione
civile, ponendo un freno al dilagare dell'abusivismo nel settore, che spesso consiste
nell'utilizzo di apparecchiature originariamente destinate ai radioamatori ma che in mani
inesperte finiscono non di rado ad interferire con altri servizi.
L'ARI triestina ha operato dal Monte D'Oro, nel comune di San
Dorligo della Valle, ad una quota di 165 metri. Sono stati effettuati ben 754 collegamenti
radio, di cui 60 con stazioni italiane e 670 con stazioni europee. Oltre all'aspetto
tecnico, quest'anno � stato curato anche l'aspetto logistico, con l'installazione di una
cucina da campo in grado di fornire pasti a tutti gli operatori. Numerosi anche i
visitatori, erano stati invitati tutti i gruppi comunali operanti nella provincia e le
associazioni di PC. Peraltro l'ARI di Trieste ha un particolare legame con questa
manifestazione, visto che proprio nel 1953 nella citt� giuliana fu organizzato il primo
Field-Day italiano, e da allora i partecipanti sono stati sempre pi� numerosi. All'epoca
dovevano sobbarcarsi il trasporto di apparati radio a valvole di grandi dimensioni, mentre
oggi gli apparati per le trasmissioni in onde corte, che permettono la copertura sulle
lunghe distanze, sono tutti transistorizzati e di gran lunga pi� piccoli, e le radio VHF
e UHF, necessarie per i collegamenti a breve distanza (50-200 Km) hanno raggiunto le
dimensioni di un'autoradio. Nei progetti futuri del gruppo triestino vi � l'effettuazione
di altri addestramenti insieme alle Sezioni ARI del Friuli Venezia Giulia facenti parte
della collaudata struttura regionale di protezione civile, che grazie all'apporto dei suoi
165 operatori radio rappresenta certamente una realt� numericamente consistente anche a
livello nazionale.